Ancora guai giudiziari per Nicolas Sarkozy. Dopo quattro giorni di interrogatori, l'ex presidente francese è stato incriminato nella tentacolare inchiesta sui presunti fondi libici alla campagna presidenziale che nel 2007 lo portò all'Eliseo.
Una nuova incriminazione, questa volta per «associazione a delinquere», rivelata dal sito online Mediapart e confermata da fonti giudiziarie a Parigi.
«Ho appreso di questa nuova incriminazione con il più grande stupore», la «mia innocenza viene nuovamente schernita da una decisione che non fornisce la benché minima prova di un qualsiasi finanziamento illecito», tuona l'ex capo dello Stato in un messaggio pubblicato a stretto giro di posta su Facebook. «I francesi – aggiunge – devono sapere che sono innocente». E ancora: «So che la verità finirà per trionfare, l'ingiustizia non vincerà».
La vicenda
Nel marzo 2018, l'ex leader dei Républicains venne incriminato, in questa stessa inchiesta, per «corruzione passiva», «occultamento e appropriazione indebita di fondi pubblici», «finanziamenti elettorali illeciti». L'indagine dei magistrati parigini venne aperta nel 2012.
All'epoca, tra i due turni del voto presidenziale con Sakozy che cercava una riconferma all'Eliseo contro il candidato socialista François Hollande, il giornale Mediapart pubblicò carte scomodissime per il candidato dei repubblicani. Carte che secondo il sito d'inchiesta stavano lì a dimostrare i finanziamenti occulti del regime di Gheddafi alla campagna presidenziale di cinque anni prima.
Testimonianze di funzionari libici, note dei servizi segreti di Tripoli, accuse di faccendieri e intermediari: in sette anni di lavori, i magistrati hanno radunato numerosi indizi che hanno dato corpo a questa teoria.
Anche se ancora mancano prove schiaccianti, movimenti di fondi sospetti hanno condotto all'iscrizione nel registro degli indagati di ben nove persone. L'ex presidente deplora oggi il «credito inverosimile» che viene dato ad accuse mosse da «assassini, noti truffatori e falsi testimoni». E assicura di aver risposto nei quattro giorni di interrogatorio «a tutte le domande che mi sono state poste senza mai essere in difficoltà».
Nel novembre 2016, l'ex faccendiere Ziad Takieddine – tra i principali indagati, attualmente latitante dopo la condanna, nel giugno scorso, nel volet finanziario di un'altra inchiesta – dichiarò di aver consegnato, tra fine 2006 e inizio 2007, cinque milioni di euro a Sarkozy, all'epoca ministro dell'Interno e al suo direttore di gabinetto, Claude Guéant.
Alla sbarra dal 23 novembre al 10 dicembre per «corruzione»
Oltre a questo fascicolo giudiziario, l'ex inquilino dell'Eliseo è atteso alla sbarra dal 23 novembre al 10 dicembre per «corruzione» nell'altra vicenda cosiddetta delle «intercettazioni» telefoniche. Assieme al suo avvocato, Thierry Herzog, è sospettato di aver ottenuto da un alto magistrato, Gilbert Azibert, informazioni coperte da segreto istruttorio.
Sarkozy è poi atteso, dal 17 marzo al 15 aprile 2021, in un altro processo per presunti illeciti nella campagna presidenziale del 2012, la cosiddetta 'affaire' Bygmalion in cui viene accusato di aver sfondato il tetto massimo consentito di spesa elettorale. Una campagna che comunque non lì andò bene perché ebbe la meglio lo sfidante socialista François Hollande.
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