Gran Bertagna Gran Bretagna, al via l'appello di Assange sull'estradizione negli Stati Uniti

SDA

27.10.2021 - 10:24

Un cartello a sostegno di Julian Assange fuori dalle Royal Courts of Justice a Londra (foto d'archivio)
Un cartello a sostegno di Julian Assange fuori dalle Royal Courts of Justice a Londra (foto d'archivio)
Keystone

Processo d'appello al via, dinanzi all'Alta Corte di Londra, sul ricorso presentato dalle autorità di Washington contro la decisione di primo grado con cui la giustizia britannica ha negato nel gennaio scorso l'estradizione di Julian Assange verso gli Usa.

27.10.2021 - 10:24

In agenda sono previste due udienze, oggi e domani, mentre per il verdetto finale ci potrebbero volere diverse settimane se non mesi: fino a un termine massimo indicato dai media entro Natale o ai primi di gennaio.

Fuori dall'aula si sono riuniti stamattina diversi attivisti per invocare che il 50enne australiano – detenuto in attesa d'una decisione nel carcere di massima sicurezza inglese di Belmarsh ormai da due anni, pur non avendo più alcuna pendenza penale nel Regno Unito, dopo i 7 trascorsi da rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra e la successiva scelta di Quito di scaricarlo di fronte alle pressioni americane – non venga estradato oltre Oceano e sia liberato.

Tanto più – sottolineano i suoi avvocati, la sua compagna Stella Morris e i collaboratori di WikiLeaks, di cui Assange è il cofondatore – dopo quanto si è appreso di recente sui piani che la Cia avrebbe predisposto nel 2017, sotto la presidenza di Donald Trump e la guida di Mike Pompeo, per rapire Julian Assange quando ancora si trovava nell'ambasciata ecuadoriana; senza escludere di poterlo assassinare.

Assange rischia, se estradato, una pena monstre fino a 175 anni negli Usa, dove gli si dà la caccia da oltre 10 anni dopo la montagna d'imbarazzanti documenti segreti diffusi fin dal 2010 da WikiLeaks attraverso alcune delle più prestigiose testate giornalistiche al mondo: documenti fra cui spiccano i file del Pentagono trafugati dall'ex militare Chelsea Manning contenenti rivelazioni su crimini di guerra commessi in Afghanistan e Iraq.

Washington accusa l'ex primula rossa australiana di presunta complicità con Manning in pirateria informatica. Imputazione a cui in seguito ha aggiunto quella di violazione dello Espionage Act, contestata per la prima volta nella storia per un caso di rivelazione mediatica di documenti.

La giudice britannica di primo grado Vanessa Baraister aveva negato l'estradizione, pur rifiutando di accogliere le argomentazioni della difesa contro la legittimità di un'inchiesta denunciata da più parti come una vendetta politica e una minaccia alla libertà d'informazione, sulla base di una perizia medica che ipotizzava rischi di suicidio per Julian Assange: date le sue condizioni psico-fisiche e il trattamento giudiziario e carcerario al quale andrebbe incontro negli Stati Uniti. Ma il team legale che rappresenta il governo Usa è riuscito a ottenere il diritto a presentare appello sollevando dubbi sulla credibilità del perito.

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