Wikileaks Assange: Gb firma richiesta di estradizione

ATS

13.6.2019 - 11:34

Manifestante a sostegno di Assange
Manifestante a sostegno di Assange
Source: KEYSTONE/EPA/MONIRUL ALAM

Il ministro dell'Interno britannico, Sajid Javid, ha rivelato di aver firmato una richiesta di estradizione per il fondatore di Wikileaks Julian Assange avanzata dagli Stati Uniti, precisando comunque che la decisione finale spetta al tribunale.

Nel corso di un programma radiofonico della Bbc Javid ha affermato che il fondatore di Wikileaks «è giustamente dietro le sbarre. C'è una richiesta di estradizione dagli Stati Uniti che sarà al vaglio del tribunale domani, ma ieri ho firmato l'ordine di estradizione, l'ho certificato, e sarà in tribunale domani».

L'atto di Javid ad oggi ha un valore puramente tecnico e preliminare. Domani il caso affronterà infatti solo la prima udienza formale in tribunale, alla quale non si sa neppure se Assange potrà essere presente date le precarie condizioni di salute che hanno indotto di recente le autorità a farlo ricoverare nel reparto ospedaliero del carcere inglese di massima sicurezza in cui al momento sta scontando la sua condanna. Il fondatore di Wikileaks è stato condannato a 50 settimane di prigione per aver violato i termini della cauzione nel 2012, quando si rifugiò nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra.

Il caso di fronte alla giustizia britannica sulla richiesta di estradizione Usa è in ogni modo destinato a durare mesi, data l'opposizione già preannunciata dagli avvocati di Assange, che denunciano l'azione di Washington come una persecuzione e un tentativo di vendetta innescato dalla pubblicazione nel 2010 da parte di Wikileaks di una montagna di documenti riservati americani: una parte dei quali uscita del Pentagono e comprovante crimini di guerra commessi in Iraq e Afghanistan.

L'effetto più concreto della firma di Javid è comunque al momento quello di confermare la priorità dell'istanza proveniente dagli Usa rispetto a un'ipotetica domanda di estradizione che dovesse arrivare dalla Svezia, dopo la riapertura a Stoccolma di una controversa inchiesta per presunto stupro contro l'attivista australiano. Domanda per ora del resto bloccata, dopo che una corte di Uppsala ha detto no a un nuovo mandato di arresto chiesto dalla procura, ritenendo insufficienti gli attuali indizi d'accusa.

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