Wikileaks Assange mostra i sintomi di prolungate torture psicologiche

ATS

31.5.2019 - 13:44

Julian Assange
Julian Assange
Source: KEYSTONE/AP/MATT DUNHAM

Julian Assange mostra tutti i sintomi associati ad una prolungata esposizione a torture psicologiche e non dovrebbe essere estradato negli Stati Uniti: ne è convinto un esperto dell'ONU, Nils Melzer, che ha visitato il fondatore di WikiLeaks in carcere.

Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle torture, dovrebbe lanciare oggi il suo appello in favore di Assange al governo di Sua Maestà, riporta il Guardian. Giovedì il giornalista non è apparso in una udienza in collegamento video con il tribunale di Westminster per motivi di salute.

Per l'esperto indipendente delle Nazioni Unite, il fondatore di Wikileaks è stato «deliberatamente esposto», a «gravi forme di trattamenti o punizioni», per diversi anni, si legge nel comunicato pubblicato a Ginevra.

Campagna «implacabile " contro Assange

Da quando Wikileaks ha iniziato a «pubblicare prove di crimini di guerra e torture commesse dalle forze statunitense», c'è stata una campagna «implacabile " contro Assange, «non solo negli Stati Uniti, ma anche nel Regno Unito, in Svezia e, più recentemente, in Ecuador», afferma Melzer. Il relatore condanna «nel modo più assoluto, il carattere intenzionale, concertato e sostenuto degli abusi inflitti a Assange».

«La persecuzione collettiva di Julian Assange deve finire adesso», insiste Nils Melzer.

Risarcimento e riabilitazione appropriati

In lettere ufficiali inviate all'inizio di questa settimana – precisa il comunicato – l'esperto ha esortato i quattro governi coinvolti ad astenersi da ulteriori dichiarazioni o atti pregiudizievoli per i diritti umani di Assange e ad adottare misure per fornirgli un risarcimento e una riabilitazione appropriati. L'esperto indipendente ha inoltre rivolto un appello al governo britannico di non estradare Assange negli Stati Uniti o in qualsiasi altro stato che non fornisca garanzie contro il suo trasferimento negli Stati Uniti, dove rischia «l'ergastolo o persino la pena di morte, se nuove accuse dovessero sopraggiungere in futuro».

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