USA 2024 Ecco le reazioni di Biden e Trump dopo aver vinto le primarie

bt

13.3.2024 - 20:55

Joe Biden e Donald Trump hanno vinto le rispettive primarie presidenziali in Georgia e in Mississippi. Entrambi si sono assicurati matematicamente la nomination alla Casa Bianca. Lo riferiscono i media Usa.

Donald Trump in una foto del 9 marzo (immagine d'illustrazione).
Donald Trump in una foto del 9 marzo (immagine d'illustrazione).
KEYSTONE/AP Photo/Mike Stewart

13.3.2024 - 20:55

Biden aveva bisogno di 1968 delegati per vincere la nomination ed Edison Research ha dichiarato che ha superato quella soglia già grazie alla Georgia.

Dal canto suo, Trump aveva 1075 delegati, ma dopo il mini super Tuesday ha superato la fatidica soglia di 1215. Ora lui e Biden sono «presumptive nominee», in attesa della consacrazione ufficiale alle convention estive dei loro partiti.

Per il tycoon è comunque arrivato un segnale d'allarme, dato che la sua ex rivale Nikki Haley, pur essendosi ritirata dalla corsa, ha ottenuto in Georgia circa il 15% dei voti. Tra i repubblicani resta quindi uno zoccolo duro anti Trump, che negli Stati in bilico come la Georgia appunto, potrebbe essere decisivo.

Biden si è detto «onorato»

Dal canto suo, Joe Biden si è detto «onorato» che gli elettori gli abbiano già assicurato la nomination per la rielezione «in un momento in cui la minaccia rappresentata da Trump è più grande che mai».

Citando le tendenze economiche positive, il presidente ha affermato che gli Stati Uniti sono «nel mezzo di un ritorno», ma devono affrontare sfide per il loro futuro come democrazia, così come quelle da parte di coloro che cercano di approvare le restrizioni sull'aborto e tagliare i programmi sociali. «Credo che il popolo americano sceglierà di farci avanzare verso il futuro», ha detto.

La reazione di Trump: «Il nostro partito è unito e forte»

La reazione di Donald Trump non si è fatta attendere. Sul suo social Truth, dopo aver ipotecato la nomination nel mini super tuesday, il tycoon ha dichiarato: «È un grande onore rappresentare il partito repubblicano come suo candidato presidenziale. Il nostro partito è unito e forte e comprende pienamente che stiamo correndo contro il presidente peggiore, più incompetente, corrotto e distruttivo nella storia degli Stati Uniti».

«Milioni di persone – prosegue – stanno invadendo il nostro Paese, molte provenienti da carceri e istituzioni psichiatriche di altri Paesi. Gli alti tassi di interesse e l'inflazione stanno soffocando la nostra grande classe media, e tutta la nostra economia è pessima, il nostro mercato azionario sta crescendo solo perché i sondaggi indicano fortemente che vinceremo le elezioni presidenziali del 2024. Ora siamo, sotto il disonesto Joe Biden, una nazione del Terzo Mondo, che usa il sistema dell'ingiustizia per perseguitare il suo avversario politico, io! Ma non temete, non falliremo, ci riprenderemo il nostro Paese, un tempo grande, metteremo l'America al primo posto e renderemo l'America ancora grande, più grande che mai. Il 5 novembre sarà ricordato come il giorno più importante della storia del nostro Paese».

Archiviati diversi capi d'accusa contro Trump

Intanto, il giudice Scott McAfee ha archiviato sei capi d'accusa nel procedimento in Georgia contro Donald Trump e altri co-imputati per i loro tentativi di sovvertire il voto in quello Stato.

Stando al giudice, le accuse secondo cui il tycoon e suoi alleati avrebbero cercato di convincere i funzionari a violare i loro giuramenti non sono sufficientemente dettagliate. Lo riferiscono i media Usa.

Dei sei capi di imputazione, tre riguardano Trump, tra cui la famigerata telefonata all'allora segretario di Stato (repubblicano) della Georgia Brad Raffensperger per «trovare 11'780 voti» e ribaltare l'esito delle elezioni nel Peach State.

Il giudice ha confermato tutti gli altri capi di imputazione e ha precisato che i procuratori possono perseguire una nuova incriminazione per quelli cassati. Si tratta comunque di una decisione imbarazzante per la procuratrice Fani Willis, che peraltro rischia di essere rimossa dal caso per il presunto conflitto di interessi nella sua relazione clandestina con il collega ingaggiato nelle indagini.

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