Joe Biden non vuole che Donald Trump continui a ricevere i briefing secretati degli 007 americani, come si usa fare per gli ex presidenti. La ragione per Biden, intervistato dalla Cbs, è il «comportamento inaffidabile» del suo predecessore.
«Non penso ce ne sia bisogno», ha spiegato il neopresidente: «Che valore ci sarebbe nel farlo? Che impatto avrebbe oltre al fatto che potrebbe sbagliarsi e dire qualcosa?».
Alla domanda dell'anchor Norah O'Donn che gli ricordava come in passato avesse definito Trump una minaccia e un pericolo chiamandolo «incosciente e irresponsabile», Biden ha risposto: «Sì, l'ho detto, ed è quello che penso». «In campagna elettorale ho corso come un dannato per sconfiggerlo – ha aggiunto – perché ho sempre pensato che fosse inadeguato all'incarico di presidente».
Biden però non si sbilancia sul processo di impeachment contro Trump, che inizierà la prossima settimana: «Ho visto quello che hanno visto tutti, quello che è successo quando quella folla ha invaso il Congresso degli Stati Uniti. Ma io non sono più al Senato ora, e certe decisioni spettano al Senato».
Il no di Biden all'innalzamento del salario minimo
Nell'intervista, di cui sono stati diffusi alcuni estratti e che andrà in onda domenica nell'intervallo del Super Bowl, il neopresidente degli Stati Uniti ha poi ammesso di non credere che l'innalzamento del salario minimo a 15 dollari l'ora, misura cara alla sinistra del Partito democratico, resterà nel pacchetto di misure anti-Covid che sarà varato dal Congresso.
Biden ha spiegato di essere pronto a innalzare il salario con un negoziato a parte: «Nessuno – afferma – dovrebbe lavorare 40 ore alla settimana e vivere sotto la soglia della povertà. E se guadagni meno di 15 dollari l'ora vivi sotto la soglia della povertà».
Non sarà facile però convincere i progressisti del suo partito, a partire dal senatore Bernie Sanders per cui innalzare il salario minimo nel piano di aiuti «è un imperativo morale nel paese più ricco al mondo, dove nessuno dovrebbe vivere facendo la fame».
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