Circostanze poco chiareLa leader dell'opposizione bielorussa Tikhanovskaya fugge in Lituania
ATS
11.8.2020 - 20:29
Svetlana Tikhanovskaya non è più in Bielorussia. La leader dell'opposizione che ha messo a dura prova il regime di Aleksandr Lukashenko ha lasciato il Paese in circostanze poco chiare e si trova adesso in Lituania. La notizia è giunta inaspettata stamattina.
È «al sicuro», ha annunciato il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevicius. Ma il sospetto è che la dissidente sia stata costretta ad allontanarsi dalla Bielorussia dalle autorità. Forse con le minacce, probabilmente sotto la pressione del governo.
Di certo in un momento molto delicato per il Paese, messo in ginocchio dai duri scontri tra la polizia e i manifestanti, che contestano il controverso trionfo dell'«ultimo dittatore d'Europa» alle presidenziali di domenica proprio ai danni di Tikhanovskaya.
Gli agenti in assetto antisommossa continuano a reprimere le proteste a colpi di manganello e con migliaia di arresti, e nella notte tra lunedì e martedì il Ministero dell'Interno ha dato notizia della morte di un dimostrante, la prima vittima delle violenze che stanno scuotendo la Bielorussia. Mentre l'Unione Europea ha minacciato sanzioni per quello che ha definito un voto «né libero né equo».
«Una decisione molto difficile»: quella di lasciare il Paese
Poche ore dopo, sul web è comparso un video in cui l'ex casalinga candidatasi al posto del marito finito in carcere spiega di aver preso «una decisione molto difficile»: quella di lasciare il Paese per poter riabbracciare i suoi figli, che lei aveva mandato all'estero per motivi di sicurezza dopo aver ricevuto delle minacce anonime.
In un secondo filmato, Tikhanovskaya chiede ai manifestanti di «rispettare la legge»: «Vi chiedo di non confrontarvi con la polizia e di non radunarvi in piazza in modo da non mettere in pericolo le vostre vite», afferma.
Eppure fino a ieri Tikhanovskaya invitava la gente a «non tacere» sui probabili brogli che hanno condotto all'ennesima vittoria elettorale «bulgara» di Lukashenko ed esortava di fatto la gente a protestare.
Cos'è successo nel frattempo?
Cos'è successo nel frattempo? Il motivo di questo apparente cambiamento di programma sembra sia da ricercare in una visita di Tikhanovskaya nella sede della Commissione elettorale nazionale.
Lunedì sera l'oppositrice voleva consegnare una denuncia sui risultati falsati delle elezioni, ma sembra che sia stata fermata e trattenuta dalle autorità per diverse ore. Probabilmente i due video sono stati girati proprio in quel lasso di tempo. Nel primo, Tikhanovskaya appare emotivamente scossa. Nel secondo legge palesemente un testo scritto chissà da chi.
I suoi alleati sospettano che Tikhanovskaya abbia dovuto abbandonare la Bielorussia sotto la pressione del governo. Una di loro, Olga Kovalkova, racconta che la dissidente è stata scortata all'estero dalle autorità e che «non aveva altra scelta».
La partenza di Tikhanovskaya – ha spiegato – «ha reso possibile la liberazione di Maria Moroz», la responsabile della campagna elettorale di Tikhanovskaya che era stata arrestata venerdì dalla polizia e che ora è stata scarcerata come parte di quello che sembra un misterioso accordo.
Tikhanovskaya e Moroz hanno lasciato assieme la Bielorussia
Il capo della diplomazia lituana ha confermato che Tikhanovskaya e Moroz hanno lasciato assieme la Bielorussia. Resta invece dietro le sbarre il marito della leader dell'opposizione, Sergey Tikhanovsky, che, come altri aspiranti candidati, è stato travolto da una valanga di accuse ritenute di matrice politica.
Tikhanovsky è un noto blogger. I suoi guai sono iniziati alcuni mesi fa, dopo che aveva paragonato Lukashenko al prepotente «scarafaggio baffuto» nato dalla penna di Korney Chukovsky ispirando le «proteste della ciabatta», coi manifestanti che stringevano in mano una ciabatta per schiacciare simbolicamente il despota di Minsk.
Il fatto che Tikhanovskaya si trovi lontana dalla sua Bielorussia potrebbe non avere nessun impatto sulle proteste contro i brogli elettorali. Tikhanovskaya infatti è ora il simbolo della speranza democratica, ma le manifestazioni sono organizzate sui social network e non dal suo team elettorale.