New York paralizzata dalla neve, in quella che è una delle maggiori nevicate nella storia della città. Le strade sono deserte, solo pochi coraggiosi si avventurano all'esterno sotto fiocchi ormai incessanti da ore. A Central Park alcuni si dilettano con gli slittini.
Il sindaco Bill de Blasio ha dichiarato lo stato di emergenza, limitando tutti gli spostamenti solo a quelli essenziali. Il trasporto pubblico è in tilt e gli aeroporti svuotati. Il 70-80% dei voli negli scali di John F. Kennedy, LaGuardia e Newark sono stati cancellati.
Posticipati anche tutti gli appuntamenti per fare i vaccini per il Covid: tutti i maxi-centri vaccinazioni della città sono chiusi. «Speriamo di poter riprendere le somministrazioni da martedì», afferma de Blasio senza nascondere la sua frustrazione per una nuova – l'ennesima – battuta d'arresto del piano per l'immunizzazione, già alle prese con non poche difficoltà.
«State a casa. Per pulire c'è bisogno che le strade siano libere, non possono esserci auto in circolazione», dice il sindaco augurandosi che la situazione migliori da martedì, quando nel pomeriggio la neve dovrebbe terminare.
A complicare il tutto i forti venti
A complicare il tutto sono i forti venti, che fanno scendere a meno 7,7 gradi la temperatura percepita. «Aspettatevi di stare in casa per due giorni», gli fa eco il governatore di New York, Andrew Cuomo, impegnato a monitorare la tempesta di neve in tutto lo stato, uno fra i più colpiti dall'ondata di maltempo che si è abbattuta nel nord della costa orientale.
L'emergenza è stata dichiarata anche nel vicino New Jersey con un impatto forte sul piano di vaccinazioni. Analoga la situazione anche a Boston, in Massachusetts, e a Philadelphia: i centri per la somministrazione dei vaccini sono tutti chiusi e gli appuntamenti in programma rimandati anche di una settimana. «Vaccineremo tutti solo che lo faremo più lentamente», cerca di rassicurare il governatore del Connecticut, Ned Lamont.
L'abbondante nevicata pesa anche sul programma del presidente Usa Joe Biden. Il 78enne si sarebbe dovuto recare nella giornata di lunedì al Dipartimento di Stato ma è stato costretto a rimandare a più avanti nella settimana la visita, in attesa di un meteo più clemente.
Tornare alla home page