Unione europea Charles Michel: «L'Ue allarghi i suoi confini entro il 2030»

SDA

28.8.2023 - 21:35

Crescere o morire, perlomeno geopoliticamente. Col rischio però di morire proprio a causa del processo di allargamento. Un paradosso. Ma è esattamente la sfida che saranno chiamati ad affrontare a breve i 27 leader dell'Ue. 

«Credo che entro il 2030 dovremo essere pronti per l'allargamento», ha detto Charles Michel. (Immagine d'archivio)
«Credo che entro il 2030 dovremo essere pronti per l'allargamento», ha detto Charles Michel. (Immagine d'archivio)
KEYSTONE/EPA/OLIVIER HOSLET

Keystone-SDA

A suonare la carica, in una sorta di mossa a tenaglia, sono il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e l'Eliseo, nella persona del presidente Emmanuel Macron. Messaggi e stili diversi con un'esigenza di fondo comune: pensare in grande, guardare lungo, riformare presto. Altrimenti, sarà il declino.

Partiamo da Michel. Se l'Ue non vuole limitarsi a «gestire le crisi» e invece aspirare ad essere «un attore globale in grado di plasmare il futuro», contribuendo alla «costruzione di un ordine multipolare ancorato alla cooperazione internazionale», deve «rafforzare i legami» e puntare «all'autonomia strategica, mattone dopo mattone».

Questo significa prendere «sul serio» l'allargamento. Ai Balcani, senz'altro. Ma pure all'Ucraina, alla Moldavia e – in prospettiva – alla Georgia. Cerchiando già una data sul calendario, dando prova di credibilità. «Entro il 2030 dovremo essere pronti, da entrambe le parti», ha proposto Michel in un discorso d'indirizzo al forum sloveno di Bled. «Ciò significa che il prossimo bilancio a lungo termine dell'Ue dovrà includere i nostri obiettivi comuni».

Insomma, non solo parole.

Il 2030 non è così lontano

Una rotta del genere farebbe entrare davvero nel vivo la prospettiva dell'allargamento, che già sarà al centro del Consiglio informale dei leader d'inizio ottobre (a Granada, in Spagna); sempre a ottobre, poi, è atteso il rapporto annuale della Commissione sui progressi compiuti dai paesi candidati; a dicembre il Consiglio europeo si dovrà infine esprimere sull'apertura dei negoziati d'adesione con l'Ucraina.

Il 2030 pare lontano ma invece è dietro l'angolo. «Dobbiamo subito considerare seriamente la capacità dell'Ue di assorbire nuovi membri perché non sarà facile», ha ammonito Michel. Prendiamo i quattrini, per esempio. «Molti degli attuali beneficiari dei fondi dell'Ue diventeranno contributori netti: dobbiamo quindi capire come gestire questa complessa transizione».

Già difficile a 27, Macron: «In 35 non sarà più facile»

Naturalmente, però, non si tratta solo di soldi. «Il pericolo sta nel pensare di potersi allargare senza riforme», ha dichiarato Macron in occasione della riunione annuale degli ambasciatori francesi a Parigi.

«Posso testimoniare che è già abbastanza difficile per l'Europa avanzare su temi sensibili con 27 membri: con 32 o 35 membri non sarà più facile». Il presidente francese chiede allora l'"audacia», di accettare «una maggiore integrazione in alcune aree» e «forse anche un'Europa a più velocità». Cosa intende non è chiaro ma verrà articolato con più precisione, promette, da qui a dicembre.

Michel, intanto, dà lezioni di realismo sottolineando come «l'unanimità» non debba per forza essere abolita – anche perché per farlo ci vuole l'unanimità – e semmai sia meglio «adattare il quadro istituzionale e le procedure dell'Ue» con l'obiettivo della rapidità. Ebbene, il viaggio inizia ufficialmente oggi.