Dissidenti La Cina tuona contro la Gran Bretagna: «Date rifugio ai fuggiaschi di Hong Kong»

SDA

4.7.2023 - 07:10

John Lee, governatore di Hong Kong.
John Lee, governatore di Hong Kong.
Keystone

La Cina ha espresso «forte insoddisfazione e ferma opposizione nei confronti di alcuni politici britannici» che danno «apertamente rifugio ai fuggiaschi» di Hong Kong, otto dei quali ricercati da ieri con tanto di taglia.

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«Questa azione è una flagrante interferenza nello stato di diritto di Hong Kong e negli affari interni della Cina – si legge in una nota dell'ambasciata cinese a Londra -. Esortiamo il governo britannico ad astenersi dallo sfruttare ulteriormente questi elementi destabilizzanti anti-Cina e Hong Kong, rappresentando una minaccia a sovranità e sicurezza della Cina».

Secondo il governatore dell'ex colonia britannica John Lee, gli otto attivisti pro-democrazia «dovrebbero arrendersi» altrimenti spenderebbero «i loro giorni nella paura».

Parlando degli 8 ricercati su cui pendono anche una taglia complessiva di quasi un milione di euro e addebiti per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale della città, Lee ha osservato che «l'unico modo per porre fine al loro destino di latitanti, quindi perseguitati per tutta la vita, è di arrendersi». Altrimenti, «passerebbero i loro giorni nella paura».

Chi sono gli otto fuggiasschi?

I ricercati sono gli ex deputati Ted Hui e Dennis Kwok, degli attivisti Nathan Law, Anna Kwok, Elmer Yuen, Mung Siu-tat e Finn Law, e dell'avvocato Kevin Yam: a carico di tutti e otto ci sono addebiti legati alla collusione «con forze straniere per mettere in pericolo la sicurezza nazionale», un reato che comporta la pena fino all'ergastolo.

Alcuni sono stati anche accusati di sovversione, istigazione alla sovversione e secessione.

Gli 8 attivisti hanno trovato rifugio in Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia dopo aver lasciato l'ex colonia britannica subito dopo l'imposizione da parte di Pechino di una legge draconiana sulla sicurezza nazionale in vigore da fine giugno 2020 per reprimere il dissenso dopo le grandi manifestazioni pro-democrazia del 2019, spesso sfociate in violenti scontri.

Lee, parlando oggi con i media, ha detto di sostenere l'azione della polizia e ha invitato gli attivisti ad arrendersi e la popolazione ad assistere le forze dell'ordine, notando che anche «parenti e amici» degli attivisti possono essere informatori utili.

A Lee non interessano le proteste degli altri Paesi

La mossa della polizia è stata duramente criticata da Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia, ma Lee ha replicato di «non avere paura di fronte alle pressioni politiche che sono esercitate su di noi, perché – ha rimarcato – facciamo ciò che crediamo sia giusto».

Intanto gli Stati Uniti hanno «condannato» la promessa di taglie da parte della polizia di Hong Kong per informazioni che portino all'arresto di otto attivisti.

«L'applicazione extraterritoriale della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino costituisce un pericoloso precedente che minaccia i diritti umani e le libertà fondamentali dei cittadini di tutto il mondo», ha detto in una nota il portavoce del Dipartimento della Difesa dello Stato americano, Matthew Miller.