Critiche internazionaliPechino: «Solo calunnie sulla nuova legge sulla sicurezza di Hong Kong»
SDA
20.3.2024 - 10:08
La Cina definisce «calunnie» le critiche internazionali alla nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, approvata ieri in applicazione dell'Art.23 della Basic Law, la mini-Costituzione locale.
Keystone-SDA
20.03.2024, 10:08
20.03.2024, 10:15
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«Il governo cinese è estremamente determinato a salvaguardare la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo, ad attuare la politica di 'un paese due sistemi' e ad opporsi a qualsiasi interferenza esterna negli affari di Hong Kong», ha detto il portavoce del ministero degli esteri Lin Jian. «Tutti gli attacchi e le calunnie non avranno mai successo e sono destinati a fallire», ha aggiunto.
In una nota, il commissario per gli affari esteri – il rappresentante di Pechino nella città – ha accusato la Gran Bretagna di avere una «mentalità coloniale» e ha condannato come «ipocrita e dotata di doppi standard» la posizione espressa dall'Unione europea.
«La Gran Bretagna ha fatto commenti incendiari e irresponsabili sulla situazione di Hong Kong e tutto perché è dovuto alla mentalità profondamente radicata di colonizzatore e predicatore», si legge nella nota, in risposta a quanto sostenuto ieri dal ministro degli esteri britannico David Cameron che ha criticato il processo «affrettato» di approvazione di una legge che «danneggerebbe ulteriormente i diritti e le libertà di cui gode la città». Invece, ha rincarato la nota, «esortiamo Londra a correggere la sua posizione, ad affrontare la realtà e a rinunciare alla fantasia di continuare la sua influenza coloniale».
La legge nel dettaglio
Hong Kong, ex colonia britannica prima del ritorno alla Cina nel 1997, ha varato ieri una legge sulla sicurezza ex Art.23 della Basic Law (la mini-Costituzione dei territori) per punire 5 reati (tradimento, insurrezione, sabotaggio, interferenza esterna, furto di segreti di Stato e spionaggio) dopo un iter legislativo di appena 11 giorni, integrandola con quella imposta da Pechino a giugno 2020 (incentrata su quattro reati: secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere) dopo le proteste di massa pro-democrazia del 2019.
Nell'ambito del passaggio dalla Gran Bretagna alla Cina, le parti concordarono di assicurare a Hong Kong alcune libertà, inclusa l'autonomia giudiziaria e legislativa, per 50 anni in un accordo noto come «un paese, due sistemi», finito però ora nella stretta di Pechino.