Brasile Bolsonaro caccia il ministro della cultura per aver citato Goebbels

ATS

17.1.2020 - 20:20

Il presidente Jair Bolsonaro
Il presidente Jair Bolsonaro
Source: KEYSTONE/AP/EP

Bufera in Brasile sul ministro della cultura di Jair Bolsonaro, che alla fine di una giornata convulsa lo ha rimosso dall'incarico.

In un video ufficiale di presentazione del Premio Nazionale delle Arti, Roberto Alvim aveva parafrasato un discorso di Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Adolf Hitler, cambiandone poche parole e, in sostanza, sostituendo 'Germania' con 'Brasile'.

«Una coincidenza», ha provato a difendersi il ministro, mentre le più alte istituzioni del Paese, tutte le forze politiche e la comunità ebraica brasiliana già ne chiedevano la rimozione.

«Insostenibile la sua permanenza» nel governo

Le «infelici dichiarazioni» di Alvim hanno reso «insostenibile la sua permanenza» nel governo, ha quindi spiegato Bolsonaro, annunciandone il licenziamento in una breve nota e ribadendo «il nostro ripudio delle ideologie totalitarie e genocide, così come di qualsiasi tipo di associazione con esse».

E confermando «l'appoggio totale alla comunità ebraica, della quale siamo amici e con la quale condividiamo molti valori».

Le parole di Alvim

Nel discorso incriminato, Alvim aveva detto che «l'arte brasiliana del prossimo decennio sarà eroica e sarà nazionale, sarà dotata di una grande capacità di coinvolgimento emotivo e sarà allo stesso modo imperativa, giacché profondamente vincolata alle aspirazione urgenti del nostro popolo. O non sarà nulla».

Una frase del tutto simile a quella pronunciata da Goebbels: «L'arte della Germania del prossimo decennio sarà eroica, sarà assolutamente romantica, sarà oggettiva e libera da ogni sentimentalismo, sarà nazionale con grande pathos e ugualmente imperativa e coinvolgente. O non sarà nulla».

Alvim ha cercato di minimizzare

In poche ore la posizione del ministro è diventata insostenibile. Alvim ha cercato di minimizzare: «Non ho mai citato (Goebbles) né lo farei mai», ha detto aggiungendo che la similitudine era «una coincidenza» e perfino insinuando che fossero stati i suoi collaboratori a includere la frase incriminata nel testo.

Fonti del dicastero, però, lo hanno smentito, indicando che il ministro aveva scritto il discorso di suo pugno.

Le sue scuse non hanno convinto nessuno. «Una persona con questo tipo di pensiero non può essere responsabile della Cultura nel nostro Paese», ha tuonato la Confederazione Israelita, principale associazione della comunità ebraica locale.

Il procuratore generale Augusto Aras ha commentato che «la libertà di espressione deve essere limitata solo in casi come questi, di promozione delle dottrine nazifasciste», e perfino Olavo de Carvalho, il filosofo autodidatta considerato il guru di Bolsonaro, ha detto che «magari è presto per fare giudizi sul caso, ma forse Alvim non sta proprio bene di testa».

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