Proteste antigovernativeColombia denunciata alla CPI per uso eccessivo di forza pubblica
SDA
14.5.2021 - 20:05
Un gruppo di ONG colombiane hanno sostenuto l'iniziativa del senatore di opposizione Iván Cepeda di denunciare la Colombia davanti alla Corte penale internazionale (CPI) per un uso eccessivo di forza pubblica nelle proteste antigovernative cominciate il 28 aprile.
14.05.2021, 20:05
14.05.2021, 20:26
SDA
Lo scrive oggi il quotidiano El Espectador di Bogotà, precisando che per Cepeda, e per le ong fra cui Temblores, «le forze dell'ordine colombiane hanno commesso diversi crimini nel corso delle proteste sociali».
La denuncia «dà conto di almeno 1595 eventi gravi in vari dipartimenti, che costituiscono violazioni dei diritti umani. Per essi è stata fornita l'identità di 315 presunti responsabili. Sono stati documentati 24 casi di omicidio, 50 di tentato omicidio, 16 di violenza sessuale, 11 di sparizioni forzate, 129 vittime di torture e 1365 di detenzioni irregolari».
Una documentazione a sostegno della denuncia è stata inviata alla CPI ed anche al Consiglio di sicurezza dell'ONU. In essa si forniscono prove degli eccessi da parte di agenti di polizia nella repressione delle manifestazioni, soprattutto nella città di Calì, che hanno avuto un bilancio di oltre 40 morti.
L'iniziativa del senatore Cepeda, oltre che dalla ong Temblores, è stata appoggiata anche da associazioni come il Gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate, il Comitato di solidarietà con i prigionieri politici e il Collettivo «Orlando Fals Bord».
Nel documento i denuncianti chiedono che la CPI attivi la sua giurisdizione per verificare l'esistenza di questi crimini perché, a loro giudizio, «lo Stato colombiano non ha la volontà di svolgere le indagini con i suoi organismi competenti, a causa dell'eccessiva concentrazione di potere nelle mani del presidente Iván Duque». La documentazione, si assicura, «contiene prove di crimini contro la popolazione sotto forma di omicidi, torture, privazioni della libertà fisica, violenza sessuale e sparizioni forzate».