Regno Unito Un deputato Tory se ne va, Johnson perde la maggioranza assoluta

ATS / sam

3.9.2019 - 17:05

ll governo di Johnson ha perso la maggioranza assoluta.
ll governo di Johnson ha perso la maggioranza assoluta.
Source: KEYSTONE/AP/MATT DUNHAM

Il governo di Boris Johnson ha perso la maggioranza assoluta numerica che lo sosteneva alla Camera dei Comuni. La coalizione Tory-Dup, la cui maggioranza si era ridotta nei mesi scorsi a un solo seggio, è stata infatti abbandonata dall'ex sottosegretario Philip Lee.

Lee, un anti-Brexit, è passato al gruppo di opposizione dei Liberal-democratici. Lo ha annunciato la leader LibDem, Jo Swinson. Il cambiamento non comporta comunque l'automatica caduta del governo, salvo un voto di sfiducia dell'aula.

Johnson sfida la Camera dei Comuni

Il tutto è avvenuto nel giorno in cui Johnson ha sfidato la Camera dei Comuni nel primo statement dopo la pausa estiva, durante il quale ha ribadito di volere «attuare la Brexit il 31 ottobre», contestato la legge anti-no deal che gli oppositori intendono presentare in queste ore come un simbolo «della resa di Jeremy Corbyn» di fronte a Bruxelles e avvertito che non l'accetterà «mai».

Johnson ha ripetuto di non essere disposto a chiedere alcun ulteriore rinvio all'Unione Europea e sostenuto che l'eventuale approvazione del testo anti-no deal «distruggerebbe» ogni tentativo di riaprire il negoziato sul backstop con i 27.

Johnson ha martellato a più riprese sulla sua contestata intenzione di trovare un nuovo accordo sulla Brexit con l'UE - senza «l'antidemocratico backstop» - e ha insistito sulla possibilità di raggiungerlo in un mese, pur senza indicare le soluzioni alternative che egli afferma di avere. Ma ha ripetuto che l'eventuale approvazione di una legge anti-no deal saboterebbe questo tentativo, poiché lascerebbe in dubbio l'UE sulla reale volontà britannica di uscire.

Rimproveri a Johnson da più parti

A proposito di questo testo, il premier - incalzato polemicamente da vari deputati di opposizione - ha assicurato che il suo governo «obbedirà alla legge e alla costituzione», ma lasciando intendere di non considerare vincolante per il suo governo l'obbligo di chiedere un rinvio a Bruxelles.

Nel rovente dibattito, Johnson è stato confrontato anche da esponenti moderati di spicco del suo partito come gli ex ministri Philip Hammond e Ken Clarke, i quali gli hanno in sostanza rimproverato di star portando il Paese verso una Brexit no deal: accusa che egli ha respinto, additando viceversa proprio la proposta parlamentare anti-no deal come la strada più probabile per ostacolare i negoziati e favorire l'epilogo di un divorzio senz'accordo da Bruxelles.

«Johnson attacca la democrazia per imporre il no deal»

Anche Jeremy Corbyn ha replicato a muso duro alla Camera dei Comuni nei confronti di Boris Johnson: lo ha accusato di «attaccare la nostra democrazia» per cercare di portare la Gran Bretagna verso «una sconsiderata Brexit no deal» e lo irride sui progressi che il premier Tory rivendica nello sforzo di riaprire il negoziato con l'UE.

«Questo non è più solo il governo del caos, è anche il governo della codardia», ha tuonato il laburista, sfidando Johnson a rispettare «lo stato di diritto» e ad accettare la legge anti-no deal se la Camera l'approverà.

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