Secondo colpo di IsraeleEcco cosa significa l'uccisione del leader di Hamas a Teheran
SDA
31.7.2024 - 22:00
Nel giro di sette ore intelligence ed esercito israeliani hanno messo a segno gli omicidi del capo militare di Hezbollah Fuad Shukr a Beirut e del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran.
Keystone-SDA
31.07.2024, 22:00
31.07.2024, 22:01
SDA
Il missile che ha ucciso il capo della fazione palestinese è arrivato alle due di notte, colpendolo «direttamente». Le finestre, le porte e le pareti della sua stanza dell'appartamento segreto che gli avevano messo a disposizione i Pasdaran nel cuore della capitale iraniana sono state completamente distrutte. A darne notizia mentre era ancora buio è stata proprio Hamas.
I media israeliani hanno subito pubblicato fatti e foto, ma nessuna rivendicazione ufficiale è arrivata. Neppure in serata, quando il premier Benyamin Netanyahu ha parlato alla nazione mostrandosi più fermo che nei giorni precedenti, consapevole di aver ottenuto risultati che gli danno almeno al momento certezza di sopravvivenza politica.
Neppure una parola esplicita su Haniyeh, ma un'affermazione lampante: «Abbiamo inferto colpi devastanti a tutti i nostri nemici». Poi un avvertimento di non poco conto: «La guerra richiede tempo». Insomma, la fine delle ostilità nella Striscia e con gli altri nemici non è alle porte.
Varie decisioni da prendere
La svolta di Bibi adesso impone nuove decisioni. I primi a doverle prendere siedono nei palazzi del potere di Teheran, dove lo shock iniziale per l'eliminazione dell'amico Haniyeh – ospite nella capitale per l'insediamento martedì del nuovo presidente Massoud Pezeshkian – dovrà essere superato in fretta per lasciare spazio ad una risposta. Secondo il New York Times, che cita tre funzionari iraniani, l'ayatollah Ali Khamanei avrebbe ordinato di colpire direttamente Israele.
Ma se la sentirà la Repubblica islamica di andare allo scontro diretto con il nemico numero uno, come blandamente ha già fatto nei mesi scorsi? Oppure sceglierà di far decantare gli animi prevedendo una rappresaglia diluita nel tempo e forse ancor più pericolosa?
Il Consiglio supremo di sicurezza si è riunito poche ore dopo la notizia della morte di Haniyeh. Un freno per l'Iran c'è, ed è la considerazione di essere più vicini che mai alla capacità nucleare, oggetto di deterrenza senza pari. Un'opportunità che potrebbe subire danni irreparabili se Teheran si lasciasse andare a reazioni non ben ponderate. Una fiammata totale tra Iran, Hezbollah e Israele avrebbe conseguenze incalcolabili.
Dichiarazioni di vendetta
Le dichiarazioni ufficiali comunque sono state durissime. «La Repubblica islamica difenderà il suo onore e farà pentire gli invasori terroristi della loro azione codarda», ha tuonato il presidente Pezeshkian.
Mentre per il leader supremo Khamenei «il regime sionista affronterà una dura punizione per l'assassinio di Haniyeh». A queste voci si sono unite quelle degli alleati di Teheran nel mondo. «Un assassinio politico assolutamente inaccettabile», ha commentato Mosca.
Pechino si è detta preoccupata perché questo potrebbe portare «ad ulteriore instabilità». Mentre da Istanbul il presidente Erdogan ha condannato «il perfido assassinio», suggerendo che «con uno sforzo del mondo islamico il terrore di Israele finirà».
Gli USA dicono di non saperne nulla
Dall'altra parte gli Usa si sono affrettati a dire di non essere stati informati, né coinvolti nell'assassinio di Haniyeh. Con il segretario di Stato Antony Blinken imperativo sulla necessità «di un cessate il fuoco a Gaza». Per l'Europa si è espresso il governo tedesco: «La logica delle rappresaglie in Medio Oriente è la strada sbagliata». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che si sta «lavorando per evitare una escalation».
Tra qualche giorno, un mese o due, si parlerà molto meno di Haniyeh, l'uomo di Hamas che voleva diventare presidente del popolo palestinese. Lo sportivo che si era fatto fotografare sui campi di calcio perché era un giocatore.
Haniyeh cercava di mantenere un'immagine positiva, quella dell'uomo più importante del movimento. A differenza di Yahya Sinwar, terrorista fino al midollo e capo operativo di Hamas nei tunnel della Striscia, Haniyeh era un politico. Preferiva essere ricco e corrotto. Ma il suo obiettivo di distruggere lo Stato di Israele era incancellabile.