LibanoEsplosione a Beirut, mandati d'arresto internazionali per due russi
ATS
2.10.2020 - 18:14
Il Libano ha richiesto mandati di arresto internazionali contro due cittadini russi, l'armatore e il capitano della nave che sette anni fa aveva trasportato a Beirut le migliaia di tonnellate di materiale esploso lo scorso 4 agosto nel porto della capitale.
La Rhosus, una nave mercantile battente bandiera moldava, era arrivata a Beirut nel 2013, trasportando quasi 3.000 tonnellate di nitrato di ammonio, utilizzato per fertilizzanti, ma anche per esplosivi.
Le scorte di nitrato di ammonio, stoccate in un magazzino nel porto della città, sono esplose il 4 agosto, uccidendo 200 persone, ferendone migliaia di altre, lasciando 300mila persone senza casa, e causando danni per miliardi di dollari.
I media libanesi affermano che il giudice Fadi Sawan, a capo dell'indagine della procura di Stato libanese, ha chiesto all'Interpol di arrestare l'armatore della nave e il capitano.
Ecco chi sono
Si ritiene che Boris Prokoshev, un cittadino russo, fosse il capitano del Rhosus quando questa era arrivata dalla Turchia a Beirut nel 2013. L'armatore è stato identificato come Igor Grechushkin, imprenditore russo residente a Cipro. Ad agosto quest'ultimo era stato interrogato dalla polizia cipriota su richiesta dell'ufficio dell'Interpol in Libano.
Secondo i registri di navigazione del 2013, la nave aveva caricato le scorte di nitrato di ammonio in Georgia destinate a una compagnia di esplosivi in Mozambico. La Rhosus aveva però fatto una sosta, descritta come «imprevista», al porto di Beirut. La Rhosus era stata dunque coinvolta in una disputa legale e la nave era stata sequestrata dalle autorità portuali libanesi.
Nell'ottobre 2014, il nitrato di ammonio era poi stato scaricato e immagazzinato in un magazzino portuale fatiscente dove è rimasto fino a quando non è esploso. La nave non ha mai lasciato il porto ed è affondata vicino al frangiflutti nel febbraio 2018, secondo i documenti ufficiali libanesi.
Ci sono state anche accuse di negligenza contro le autorità portuali per aver tenuto per diversi anni il materiale esplosivo in cattive condizioni di stoccaggio. Dall'esplosione sono state arrestate decine di persone nell'ambito delle indagini, inclusi funzionari portuali e doganali. Il Libano ha respinto le richieste di un'indagine internazionale sull'esplosione, considerata la più grande esplosione non nucleare mai registrata.