Nuovo governo Francia: Elisabeth Borne nuova premier

SDA

16.5.2022 - 19:30

Elisabeth Borne è la nuova premier francese. (foto d'archivio)
Elisabeth Borne è la nuova premier francese. (foto d'archivio)
Keystone

La ministra del Lavoro, Elisabeth Borne, è stata nominata lunedì primo ministro dal presidente francese Emmanuel Macron, che l'ha incaricata subito di formare il nuovo governo.

16.5.2022 - 19:30

Sessantuno anni, la Borne – già ministra dei Trasporti, poi dell'Ecologia, quindi del Lavoro – è la prima donna premier in Francia dopo Edith Cresson, che 30 anni fa fu nominata dal presidente socialista François Mitterrand.

La nomina ha fatto seguito alle dimissioni dell'ormai ex premier Jean Castex, che le ha presentate lunedì intorno alle 16:00 a Emmanuel Macron, che le ha accettate senza problemi.

I due uomini si sono parlati per circa un'ora prima della pubblicazione di un tweet del Capo dello Stato in cui Macron ha ringraziando Castex di aver «agito con passione e impegno al servizio della Francia», dichiarandosi «orgogliosi del lavoro svolto e dei risultati ottenuti insieme».

«Una nuova era»

Domenica Castex ha spiegato che «è una nuova era che si sta aprendo» per lui, «senza rimorsi o rimpianti», dopo quasi due anni in cui è stato «Primo Ministro della gestione».

Grande favorita da mezzogiorno per succedergli, la ministra del lavoro Elisabeth Borne è stata ricevuta all'Eliseo alla fine del pomeriggio. Macron ha assicurato una settimana fa a Berlino di conoscere già il nome del suo prossimo Primo Ministro, dotato secondo lui di un profilo «sociale», «ecologico» e «produttivo».

Da allora, le voci sono state vorticose. Unica certezza, secondo l'entourage del presidente: sarà una donna. Soprattutto perché il 74% dei francesi è favorevole, secondo un sondaggio Ifop pubblicato sul Journal du Dimanche (JDD).

Per il capo del MoDem François Bayrou, alleato di Emmanuel Macron, ci vuole una persona, uomo o donna, che abbia «leadership, esperienza». E serve una discreta empatia con il Capo dello Stato perché, «quando il Presidente della Repubblica odia il Presidente del Consiglio, le cose possono solo finire male», ha sottolineato domenica al Grand Jury, citando il caso di François Mitterrand e il suo Primo Ministro Michel Rocard (1988-1991).

Lealtà

Dopo un fine settimana dominato dai nomi degli ex ministri Catherine Vautrin (ex LR), Valérie Létard (centrista) o Marisol Touraine (ex PS), ha finalmente prevalso l'ipotesi di Elisabeth Borne.

Questa tenace tecnica, ritenuta leale, è percepita dalla «Macronie» (così viene chiamato in Francia il "mondo" di chi sostiene il Presidente Macron ndr.) come una persona che si è fatta le ossa al governo durante l'intero mandato degli ultimi cinque anni, dai trasporti al lavoro all'ecologia.

L'ex capo di stato maggiore di Ségolène Royal ha anche il merito di appartenere all'ala sinistra della Macronie, un vantaggio in un momento in cui si annunciano nuove riforme sociali, a cominciare dalla «madre delle battaglie» sulle pensioni.

Mettendo «giustizia sociale e pari opportunità» al centro delle sue lotte, l'ipotesi della sua nomina è stata però vista con circospezione da alcuni luogotenenti di Emmanuel Macron, giudicando il profilo «non abbastanza politico».

Una donna a Matignon? Edith Cresson, l'unica donna ad aver ricoperto la carica (1991-1992), ha augurato nell'intervista rilasciata al JDD «molto coraggio» con una classe politica da «macho».

Scelta strategica

Questa scelta è tanto più strategica in quanto conferma la direzione che intende prendere il Capo dello Stato, che ha promesso di tenere conto della rabbia espressa da molti francesi durante la crisi dei «gilet gialli» e durante le elezioni presidenziali e di cambiare metodo.

«La composizione del nuovo governo, l'identità dei grandi ministri, l'identità del Primo Ministro possono avere un'importanza fortissima sulle elezioni legislative», aveva così sottolineato domenica sera su LCI il sondaggista Frédéric Dabi, dell'Ifop, ricordando che «la nomina di Edouard Philippe nel 2017 aveva permesso alla maggioranza presidenziale di spezzare la destra in più pezzi».

Ma, osserva, «l'impazienza dei francesi» si concentra soprattutto «su questioni di inflazione, potere d'acquisto, ambiente e sicurezza» a cui bisognerà rispondere in un contesto angoscioso di crisi del Covid e della guerra in Ucraina che è favorevole all'aumento dei prezzi dell'energia e dei generi alimentari.

La nuova squadra di governo, promessa più piccola, è ora attesa nei prossimi giorni e dovrà guidare la battaglia per le elezioni legislative, in programma già il 12 e 19 giugno.

Per il momento, al blocco presidenziale è attribuito circa il 26% delle intenzioni di voto e manterrebbe la maggioranza nell'Assemblea Nazionale, contestata però dalla Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale tra LFI, EELV, PS e PCF (Nupes), che otterrebbe il 28% e il Rassemblement National di Marine Le Pen (24%).

«Danno sociale»

Queste opposizioni accusano Macron di «danno sociale», criticando in particolare la riforma della pensione a 64-65 anni annunciata.

Il capo della La France Insoumise (estrema sinsistra) Jean-Luc Mélenchon, che ha ottenuto il 22% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali, ha annunciato domenica di voler aumentare il salario minimo a 1.500 euro netti in caso di successo del Nupes nelle elezioni legislative.

Candidatosi lui stesso alla carica di Primo Ministro in caso di vittoria della sua coalizione alle elezioni legislative, lunedì ha descritto la signora Borne come «una figura tra le più dure degli abusi sociali». Marine Le Pen dal canto suo ha ritenuto che, nominando la signora Borne a Matignon, Emmanuel Macron «continua la sua politica di distruzione sociale».

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