Guerra in Medio OrienteIl valico di Rafah potrebbe non aprire oggi
SDA
20.10.2023 - 08:04
Il valico di Rafah non aprirà oggi come atteso e previsto. Lo riporta l'emittente televisiva statunitense Cnn citando alcune fonti che parlano di nuovi ritardi nell'apertura.
Keystone-SDA
20.10.2023, 08:04
20.10.2023, 08:15
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Ci sarebbero alcuni «problemi strutturali» sulle strade da risolvere, aggiunge Cnn secondo la quale il valico potrebbe aprire domani.
Intanto il ministro degli interni del governo di Hamas ha reso noto ieri in serata che diversi sfollati che si rifugiavano nel giardino di una chiesa a Gaza sono stati uccisi e altri feriti in un raid israeliano.
In un comunicato, il ministero ha affermato che l'attacco ha lasciato «un gran numero di martiri e feriti» sul terreno della chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, mentre testimoni hanno affermato che l'attacco sembrava aver preso di mira un obiettivo vicino al luogo di culto a che molti residenti di Gaza si stanno rifugiando a causa di una intensa attività di guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese.
007 Usa: a ospedale Gaza 100-300 vittime...
Le agenzie di intelligence statunitensi stimano che l'esplosione di martedì in un ospedale di Gaza abbia ucciso tra le 100 e le 300 persone, ma hanno avvisato che le loro valutazioni potrebbero cambiare: lo scrive il quotidiano The New York Times (Nyt) citando dirigenti statunitensi e una valutazione dei servizi segreti non classificata.
Secondo le fonti, il bilancio delle vittime si colloca probabilmente nella fascia bassa di quella stima, ma rappresenta comunque una significativa perdita di vite umane.
... e Israele non è responsabile
Le agenzie di intelligence hanno anche valutato che Israele non è probabilmente responsabile dell'esplosione all'ospedale Al Ahli di Gaza, sulla base di video raccolti da civili, immagini satellitari, attività missilistica tracciata da sensori a infrarossi e altre informazioni di intelligence. Ma i funzionari dei serviti segreti scrive il Nyt, hanno ammesso di non comprendere appieno cosa sia successo al nosocomio, dove si sarebbero verificati solo lievi danni strutturali senza alcun cratere da impatto, e stanno continuando a raccogliere informazioni. All'esame anche un'esplosione vicino all'ospedale.
«Israele probabilmente non ha bombardato l'ospedale della Striscia di Gaza», si legge nella valutazione non classificata dell'intelligence. «Riteniamo che Israele non sia responsabile dell'esplosione che ieri (il 17 ottobre) ha ucciso centinaia di civili presso l'ospedale Al Ahli nella Striscia di Gaza», si legge nella valutazione.
Le agenzie di intelligence non hanno però neppure stabilito con certezza che il responsabile del danno sia un razzo palestinese.
Due strutture vicino all'ospedale principale hanno subito lievi danni ai tetti, ma le strutture sono rimaste intatte.
Dirigenti statunitensi hanno riferito al Nyt che stanno esaminando attentamente un'esplosione vicino all'ospedale, nel suo cortile o parcheggio, per vedere se sia responsabile di parte o gran parte della perdita di vite umane.
Bin Salman: «atroci» gli attacchi a Gaza
Dal canto suo, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha condannato fermamente gli attacchi contro i civili a Gaza, definendoli «atroci» e mettendo in guardia sulle «pericolose ripercussioni» in caso di un'escalation del conflitto. Lo riportano i media statali sauditi riferendosi all'incontro con il premier britannico Rishi Sunak.
Sunak ha incontrato bin Salman dopo una visita in Israele, dove ha discusso con il premier israeliano Benyamin Netanyahu nell'ambito di un giro d'incontri che dovrebbe portarlo anche in altri paesi del Medio Oriente come parte degli sforzi per allentare la tensione nella regione.
Il principe Mohammed ha affermato che «il regno considera prendere di mira i civili a Gaza un crimine atroce e un attacco brutale, sottolineando la necessità di lavorare per fornire loro protezione», ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale saudita. Egli ha inoltre «sottolineato la necessità di compiere tutti gli sforzi possibili per ridurre il ritmo dell'escalation e garantire che la violenza non si espanda per evitare pericolose ripercussioni sulla sicurezza e la pace nella regione e nel mondo».