Gran BretagnaJohnson non molla: «La mia leadership non è in discussione»
SDA
27.6.2022 - 11:43
Il premier britannico Boris Johnson non ha alcuna intenzione di mollare dopo la nuova disfatta elettorale locale subita giovedì dal suo Partito Conservatore in due votazioni suppletive per il rinnovo di altrettanti seggi alla Camera dei Comuni.
27.06.2022, 11:43
27.06.2022, 12:47
SDA
Lo ha ribadito oggi ai giornalisti di casa sua, a margine del vertice G7 in corso in Germania, ribadendo di non voler nemmeno anticipare il rientro in patria dal lungo tour all'estero di questi giorni (iniziato con il summit del Commonwealth in Ruanda e destinato a concludersi con quello della Nato) per accelerare i tempi della sostituzione dell'ex fedelissimo Oliver Dowden: ministro senza portafogli e capo della macchina organizzativa Tory in veste di presidente del partito, dimessosi a sorpresa lo scorso venerdì mattina.
Incalzato sul ritorno dei venti di fronda interni contro di lui, rilanciati fra l'altro dall'appello pubblico alle sue dimissioni fatto da lord Michael Howard, ex leader dei Tories e storico alleato pro Brexit, BoJo ha tagliato corto sostenendo di considerare la questione «risolta» dopo il recente voto di sfiducia: superato, seppure di misura. «Ciò su cui sono concentrato adesso – ha ribadito – è andare avanti con il programma, in primo luogo per aiutare la gente contro l'aumento del costo della vita».
A breve termine ha quindi promesso sostegni per le fasce sociali «più vulnerabili» sul fronte degli affitti e del contenimento dell'effetto «dell'inflazione globale» sulle bollette dell'energia. Mentre in prospettiva a evocato piani di riforma «strategici per rafforzare l'economia», dai trasporti, alla stessa energia, all'edilizia, all'appianamento delle disparità fra aree più ricche e aree più depresse del Regno.
Già ieri Johnson aveva escluso qualunque passo indietro. Dicendosi fiducioso non solo di poter completare da leader la legislatura (in scadenza sulla carta nel dicembre 2024), ma di avere in mente la prospettiva di poter guidare i Conservatori anche alle prossime elezioni politiche in modo da proiettarsi in caso di vittoria sino a fine 2029: una prospettiva «illusoria», se non «delirante», secondo alcuni anonimi deputati ribelli della maggioranza citati dal progressista Guardian.