Gran Bretagna Sunak promette meno tasse per tutti: ecco l'ultima carta dei conservatori

SDA

11.6.2024 - 22:01

Il premier britannico Rishi Sunak 
Il premier britannico Rishi Sunak 
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Un programma aggrappato alla promessa di tagli fiscali a pioggia come ultima carta per cercare di fermare la deriva verso una sconfitta catastrofica pronosticata ormai unanimemente da sondaggi, commentatori e gole profonde varie. È il manifesto elettorale messo sul piatto dal Partito conservatore del premier britannico Rishi Sunak a poco più di tre settimane dal voto politico del 4 luglio nel Regno Unito.

11.6.2024 - 22:01

Un voto che la moderatissima opposizione laburista di sir Keir Starmer appare in realtà avviata a stravincere a mani basse proprio grazie al logoramento della credibilità dei conservatori, dopo quattordici anni di governi e turbolenze sparse, anche in assenza di sue proposte finora trascinanti.

Epilogo scritto, ma che Sunak – minacciato parallelamente a destra da Reform UK (partito politico euroscettico, populista e sovranista) del redivivo Nigel Farage, già tribuno della Brexit – prova ancora a rimettere in discussione attraverso un manifesto che giura ispirato alle memoria dell'icona per antonomasia di un conservatorismo contemporaneo vincente, Margaret Thatcher.

Non senza ribadire di non avere intenzione di gettare la spugna e dimettersi ancor prima del voto, come suggerito da alcune voci dopo l'ultimo, clamoroso autogol dell'abbandono anticipato la settimana scorsa delle commemorazioni in Francia degli 80 anni dello sbarco in Normandia per dare priorità a una banale intervista: vicenda che gli è costata un'ulteriore emorragia di consensi e che, secondo qualche calcolo, potrebbe far finire in bilico addirittura la sua conferma personale a deputato – minaccia storica per un primo ministro – a Richmond, in North Yorkshire, collegio conservatore blindato fin dal 1910.

Scelto Silverstone per presentare il nuovo manifesto

Dopo aver chiesto ripetutamente scusa per quella gaffe, Sunak ha scelto oggi Silverstone, tempio della Formula 1 in Inghilterra centrale, per presentare il manifesto accanto a qualche ministro della sua compagine, agli ultimi fedelissimi e alla vera roccia superstite della sua vita: la moglie Akshata Murty, erede miliardaria di uno dei più ricchi uomini d'affari dell'India.

Programma concepito come estremo appiglio per provare disperatamente a cambiare narrazione recuperando un minimo di attrattiva. E infarcito di annunci di riduzioni di tasse, a partire dall'impegno a tagliare a milioni di un altro 2% i contributi previdenziali della National Insurance, pagati da tutti i lavoratori dipendenti nel Regno: fino ad appena il 6%, dopo le decurtazioni dal 12% al 10% e dall'10% all'8% già attuati degli ultimissimi mesi.

In un centinaio di pagine di testo, non mancano poi nuove promesse sul terreno dell'edilizia residenziale, fra sgravi ai proprietari e facilitazioni agli acquirenti, in particolare della prima casa.

Promesse peraltro già fatte nella precedente legislatura, quando i conservatori – sotto la guida controversa (ma ben più carismatica) di Boris Johnson – s'impegnarono a favorire la costruzione di 300'000 nuove case all'anno: salvo realizzarne alla fine una media di 189'000 (seppur meglio delle 171'000 annue degli ultimi governi dei laburisti).

Oltre a rassicurazioni su future risorse alla sanità pubblica (Nhs), nonché – ove mai egli fosse confermato a Downing Street – sulla volontà di portare avanti il contestatissimo piano Ruanda come simbolo d'una stretta sull'immigrazione che resta di là da venire.

Starmer: «Non ci sono risorse né coperture»

Iniziative per le quali «non ci sono risorse» né coperture, ha replicato a stretto giro Starmer, rafforzando le cautele di chi si sente già premier in pectore.

E arrivando persino a denunciare da destra il programma di Sunak – in attesa di illustrare giovedì il suo manifesto laburista «soft» 2024 – sul fronte del rigore di bilancio: non solo escludendo di poterlo seguire nel taglio generalizzato dei contributi a milioni di lavoratori, ma non esitando a paragonarne in tono irridente la propensione alla spesa a quella del Jeremy Corbyn del 2019, suo predecessore alla guida dei laburisti Figura di sinistra radicale ormai estromessa dal partito e di cui sir Keir vuol far dimenticare d'essere stato per cinque anni ministro ombra.

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