Hong Kong Hong Kong: Amnesty International chiuderà i suoi uffici

SDA

25.10.2021 - 10:39

Amnesty International getta la spugna e annuncia che chiuderà i suoi uffici a Hong Kong a causa della minaccia posta al personale dalla legge sulla sicurezza nazionale che Pechino ha imposto sull'ex colonia britannica alla fine di giugno del 2020.
Amnesty International getta la spugna e annuncia che chiuderà i suoi uffici a Hong Kong a causa della minaccia posta al personale dalla legge sulla sicurezza nazionale che Pechino ha imposto sull'ex colonia britannica alla fine di giugno del 2020.
Keystone

Amnesty International getta la spugna e annuncia che chiuderà i suoi uffici a Hong Kong a causa della minaccia posta al personale dalla legge sulla sicurezza nazionale che Pechino ha imposto sull'ex colonia britannica alla fine di giugno del 2020.

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«Questa decisione, presa a malincuore, è stata guidata dalla legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, che ha reso impossibile alle organizzazioni per i diritti umani nella città di lavorare liberamente e senza timore di gravi rappresaglie da parte del governo», ha affermato in una nota Anjhula Mya Singh Bais, presidente del board di Amnesty.

Amnesty International ha due uffici a Hong Kong, di cui uno locale dedicato alla situazione dei diritti umani nell'ex colonia britannica e l'altro regionale che svolge invece le sue attività di ricerca nell'Asia orientale e sudorientale, e nel Pacifico.

Nella nota, Amnesty ha aggiunto che l'ufficio locale sarà chiuso il 31 ottobre e che quello regionale sarà spostato «entro la fine del 2021».

Il ritiro dell'organizzazione è l'ultimo caso di un processo diventato irreversibile collegato alla stretta in corso sui diritti e le libertà nella città e che, nei mesi scorsi, ha portato ad esempio allo scioglimento dell'Alleanza di Hong Kong, il gruppo che da 30 anni di occupava dell'organizzazione della veglia del 4 giugno in ricordo della violenta repressione a Pechino delle proteste studentesche di Piazza Tienanmen del 1989. I suoi ex vertici sono in gran parte in stato di detenzione a vario titolo, per partecipazione alle manifestazioni di massa «illegali» del 2019 e gli addebiti sulla violazione della legge sulla sicurezza nazionale.