Ex colonia britannicaHong Kong: Jimmy Lai condannato a 14 mesi reclusione
SDA
16.4.2021 - 14:03
Il magnate dell'editoria Jimmy Lai è stato condannato a quattordici mesi di reclusione a Hong Kong per il suo ruolo nelle manifestazioni pro democrazia nell'ex colonia britannica.
Keystone-SDA
16.04.2021, 14:03
16.04.2021, 15:04
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In un primo tempo è stato condannato a dodici mesi, e poi a due mesi supplementari.
Le accuse riguardano una delle più grandi proteste a Hong Kong, nel 2019. È la prima volta che Lai, 73 anni, si è visto infliggere una condanna per il suo attivismo politico. Attualmente il magnate è in carcere dopo essere stato arrestato sulla base della legge sulla sicurezza nazionale di Pechino.
Condannati anche altri quattro attivisti
Insieme al magnate dei media di Hong Kong Jimmy Lai oggi sono stati condannati a finire dietro le sbarre anche altri quattro attivisti pro democrazia. Sono tutti ritenuti colpevoli di aver contribuito a guidare la protesta del 2019. Gli altri attivisti dovranno scontare pene che vanno dagli otto ai 18 mesi di detenzione.
Tra gli altri imputati c'erano Martin Lee, 82 anni, un rispettato avvocato conosciuto come il «padre della democrazia» a Hong Kong, a suo tempo scelto da Pechino per aiutare a scrivere la costituzione della città, e Margaret Ng, avvocata di 73 anni ed ex deputata dell'opposizione. Le pene detentive di Lee e Ng sono però state sospese.
Prima di emettere le sentenze, la giudice Amanda Woodcock ha parlato di manifestazione «premeditata» per «aggirare» un divieto della polizia. Il fatto che sia stata pacifica non è stato preso in considerazione: «la Legge fondamentale garantisce la libertà di riunione e processione, tuttavia questi diritti non sono assoluti e sono soggetti a restrizioni», ha detto Woodcock.
Amnesty: la condanna è illegale
«L'accusa, la sentenza e la condanna illegali di questi attivisti evidenzia l'intenzione del governo di Hong Kong di eliminare l'intera opposizione politica nella città». È la reazione del direttore regionale di Amnesty International Asia-Pacifico, Yamini Mishra, alla condanna dei nove attivisti.
«Dopo aver arrestato la maggioranza dei dissidenti di spicco di Hong Kong con una legge repressiva di sicurezza nazionale, le autorità ora stanno rastrellando i rimanenti oppositori pacifici sotto il pretesto di false accuse relative alle proteste del 2019 – aggiunge Mishra. Queste condanne sono in violazione del diritto internazionale, secondo cui partecipare e organizzare pacifiche adunanze non richiede il permesso preventivo dello Stato. Né la mancata notifica alle autorità di un'adunanza rende illegale il fatto di parteciparvi. È semplicemente non sostenibile il procedimento contro questi attivisti».
Secondo Amnesty International, «le autorità di Hong Kong devono smettere di avanzare accuse penali arbitrarie contro coloro che hanno pacificamente esercitato i loro diritti alla libertà di espressione e di riunione. Tutti i condannati di oggi devono essere immediatamente rilasciati e quanto successo deve essere cancellato dalla loro fedina penale».