Vladimir Putin avrà un nuovo sfidante alle presidenziali del 18 marzo: il comunista Pavel Grudinin, un popolare imprenditore agricolo ben noto per le sue aspre critiche al governo e agli oligarchi russi.
Un candidato che punta ad accaparrarsi i voti dei nostalgici dell'Urss ma spinge per un comunismo "al passo con i tempi".
Ora che Alexiei Navalni, il più carismatico dei leader della frammentata opposizione, è stato escluso dalle elezioni, Grudinin insieme alla star televisiva Ksenia Sobchak sono - almeno sulla carta - i candidati più avversi a Vladimir, la cui vittoria alle urne appare comunque praticamente certa.
Nessuno sembra infatti in grado di mettere minimamente in discussione la conferma al Cremlino di Putin, che in patria - complici il controllo dei mass media e l'annessione della Crimea - gode di un consenso da record. Ma la candidatura di Grudinin, annunciata a fine dicembre e approvata oggi dalla Commissione elettorale, sta accrescendo la popolarità del partito comunista russo (Kprf). Messo da parte, almeno per il voto di marzo, lo storico leader ormai 73enne Ghennadi Ziuganov, con Grudinin il partito comunista è diventato - stando a un recente sondaggio - il secondo movimento politico più gradito del Paese (11%) sorpassando i rivali nazionalisti di Ldpr (10,2%).
Il partito di Putin, Russia Unita, resta però avanti anni luce con il 51,6% dei consensi. Tra l'altro molto meno dello stesso Putin, che non per niente ha deciso di candidarsi come "indipendente".
Grudinin, 57 anni, strizza l'occhio a chi ancora si rammarica per il crollo dell'Unione sovietica (il 58% dei russi secondo un sondaggio dello scorso novembre), ma ammette che i comunisti di oggi dovrebbero imparare dagli errori dell'Urss. Promette di rimpatriare somme fantasmagoriche dai conti offshore dei paperoni russi e non disprezza il ricorso al populismo: "Penso che il popolo russo dovrebbe vivere meglio del popolo che ha sconfitto in guerra", ha detto riferendosi alla Germania.
Soprattutto deve la notorietà in primo luogo alla propria attività imprenditoriale: il suo Sovchoz Lenin, un'ex azienda agricola statale, fornisce frutta e verdura ai supermercati di Mosca. E pare - cosa piuttosto rara - che lo faccia nel rispetto dei lavoratori. Grudinin - che tra l'altro non ha nemmeno la tessera comunista - non senza retorica ha definito la propria azienda addirittura "un'oasi socialista nella giungla capitalista". E ha dichiarato che i suoi impiegati guadagnano 1'370 dollari al mese, più del doppio della media russa.
Molto difficilmente Grudinin batterà Putin. Il successo del leader del Cremlino è dato per scontato, al punto che il vero obiettivo delle autorità è in realtà quello di legittimarne al massimo la vittoria elettorale, centrando il bersaglio "70-70": rielezione con il 70% dei voti e affluenza alle urne al 70%.
Anzi, secondo alcuni analisti, la candidatura di Grudinin - come quella di Sobchak - rientrerebbe nei piani del Cremlino per far votare quanta più gente possibile. Del resto, i comunisti fanno parte della cosiddetta "opposizione di sistema" e molto raramente contraddicono Putin. Per questo - spiega il politologo Evgheni Minchenko - "nessuno deve considerare" questa candidatura "una mossa inattesa per le autorità". Eppure c'è una grande differenza tra Grudinin e Ziuganov: al contrario del suo predecessore, l'attuale candidato comunista si permette di criticare apertamente il leader del Cremlino.
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