Russia Il reporter Gershkovich condannato a 16 anni in carcere per spionaggio

SDA

19.7.2024 - 20:45

Sedici anni da scontare in un carcere di massima sicurezza per spionaggio: è la condanna inflitta da un tribunale russo a Evan Gershkovich, il 32enne reporter del Wall Street Journal accusato di essere un agente al soldo della CIA. Una sentenza che scatena lo sdegno della comunità internazionale ma lascia intravedere lo spiraglio di uno scambio di prigionieri, che potrebbe aver spinto la giustizia di Mosca a premere il piede sull'acceleratore del processo per annunciare gli esiti in tempi record.

Il corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich  all'interno di una gabbia di vetro per imputati durante l'annuncio del verdetto del processo contro di lui,
Il corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich  all'interno di una gabbia di vetro per imputati durante l'annuncio del verdetto del processo contro di lui,
KEYSTONE/EPA/STRINGER

Gershkovich è stato arrestato a fine marzo dello scorso anno a Ekaterinburg, principale centro industriale degli Urali e territorio denso di fabbriche per la produzione militare. Lì, secondo l'accusa, avrebbe raccolto informazioni segrete per conto di Langley su uno dei principali produttori di armi russi, il costruttore di carri armati Uralvagonzavod.

Nonostante sia un corrispondente di lunga data e ufficialmente accreditato, il reporter ha vissuto per sei anni a Mosca lavorando per il Moscow Times e la France Presse, è stato sbattuto in cella nel famigerato Lefortovo di Mosca per 478 giorni senza che venissero fornite ufficialmente le prove dell'accusa. È il primo giornalista occidentale a finire in carcere per spionaggio dalla fine della Guerra Fredda.

È apparso in aula al tribunale di Ekaterinburg, chiuso in una gabbia vetrata e con la testa rasata. Dopo aver letto la sentenza, il giudice gli ha chiesto se avesse capito. Gershkovich ha risposto con un cenno del capo e ha fatto un breve gesto di saluto prima di essere allontanato dagli agenti di sicurezza. «L'imputato non ha ammesso la sua colpevolezza durante il processo. Tuttavia, l'insieme delle prove presentate alla corte è stato sufficiente per condannarlo», ha riferito il servizio stampa del tribunale.

Reazioni dagli USA

Immediate le reazioni: una sentenza «scandalosa» l'ha bollata l'amministratore delegato di Dow Jones ed editore del Wall Street Journal Almat Latour. A stretto giro ha alzato la sua voce anche il presidente Usa Joe Biden: «È finito nel mirino del governo russo perché è un giornalista e un americano. Stiamo spingendo per il rilascio di Evan e continueremo a farlo».

Mentre Donald Trump ha già promesso: Gershkovich «sarà rilasciato prima che io prenda ufficialmente l'incarico se vinco le elezioni il 5 novembre» perché Vladimir Putin lo farà «per me e per nessun altro».

Lo zar del Cremlino aveva evocato un'ipotesi di liberazione nella sua controversa intervista all'ex volto di Fox News, Tucker Carlson: sul piatto ci sarebbe uno scambio con Vadim Krasikov, il presunto 007 russo condannato e detenuto in Germania per l'assassinio nel 2019 a Berlino di un ex comandante ceceno indipendentista. «È un argomento che ama il silenzio», ha detto qualche settimana fa il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, che non ha commentato la sentenza parlando di «questioni sensibili».

Un'intesa è vicina?

La velocità del procedimento, con udienze anticipate di oltre un mese e le testimonianze esaminate in un solo pomeriggio, potrebbe indicare secondo gli osservatori che un'intesa su uno scambio di prigionieri potrebbe essere vicina. Due anni fa, la star della NBA Brittney Griner è stata scambiata con una celebrità del traffico internazionale di armi del calibro di Viktor Bout, «il mercante di morte», pochi mesi dopo una condanna a 9 anni per possesso di hashish.

Un'ipotesi, quella dello scambio di prigionieri, che sembra invece difficilmente percorribile in un altro caso che coinvolge un occidentale oltre l'ex Cortina di ferro: in Bielorussia Rico Krieger, un trentenne tedesco, è stato condannato a morte per «terrorismo» e «attività mercenaria», in un altro processo a porte chiuse che si è concluso a fine giugno nel silenzio.