Sale la tensione tra Washington e Teheran. Il presidente iraniano Hassan Rohani annuncerà mercoledì la ripresa parziale del programma nucleare, senza però lasciare l'accordo firmato nel 2015 con il gruppo «5+1» (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania).
La data non è casuale: è il primo anniversario dell'uscita degli Stati Uniti dall'accordo. Secondo l'agenzia semi ufficiale Isna, la mossa rientrerebbe nel quadro degli articoli 26 e 36 dell'accordo: il primo, in particolare, prevede che l'Iran possa riprendere totalmente o parzialmente le sue attività nucleari se una delle altre parti non rispetta i suoi obblighi.
Sempre secondo l'Isna, Teheran avrebbe già informato della decisione in via ufficiosa i Paesi europei, cui rimprovera di non avere fatto abbastanza per salvare l'accordo, nonostante le affermazioni di volere mantenere in vita l'intesa dopo lo strappo di Trump.
La notizia arriva all'indomani di un'altra mossa americana. Dopo aver tolto ogni esenzione alle sanzioni sull'import di petrolio iraniano e designato i guardiani della rivoluzione islamica come «terroristi», gli Usa hanno annunciato l'invio in Medio Oriente di una flotta da guerra guidata dalla portaerei Abraham Lincoln e una task force di bombardieri. E mercoledì, sempre in coincidenza con l'anniversario dell'uscita dall'accordo sul nucleare, introdurranno altre sanzioni che colpiranno un nuovo settore dell'economia iraniana, dopo quello energetico, stando ad Axios.
Ad annunciare l'ultimo atto dell'escalation americana è stato il consigliere per la sicurezza nazionale americana. Il falco John Bolton ha spiegato in un comunicato della Casa Bianca che le unità navali e aeree sono state mandate «in risposta ad un certo numero di preoccupanti indicazioni» per «inviare un segnale chiaro ed inequivocabile al regime iraniano che a qualsiasi attacco agli interessi degli Stati Uniti o dei loro alleati risponderemo con forza implacabile». «Gli Usa non stanno cercando la guerra con il regime iraniano, ma sono completamente preparati a rispondere ad ogni attacco, anche per procura, da parte dei guardiani della rivoluzione islamica o delle forze iraniane regolari», ha aggiunto.
Immediata la replica di Teheran: l'Iran non inizierà una guerra, ma se gli Usa attaccheranno la Repubblica islamica «dovranno affrontare una risposta quale non hanno mai sperimentato nella regione nel passato», ha minacciato parlando con l'agenzia di stampa italiana ANSA Masoud Goudarzi, membro della commissione parlamentare per la Sicurezza nazionale e la politica estera di Teheran. «Nessun Paese della regione che ospita truppe americane sarebbe al sicuro», ha ammonito.
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