Nucleare iraniano Sabotaggio a Natanz, l'Iran accusa Israele e promette vendetta

SDA

12.4.2021 - 10:17

L'Iran accusa Israele di essere responsabile dell'attacco di domenica alla centrale nucleare di Natanz, lasciando intendere che nell'episodio siano state danneggiate delle centrifughe e promettendo «vendetta» al «momento opportuno».

Le centrifughe atomiche per arricchire l'uranio nella centrale di Natanz, foto scattataall'inizio di novembre 2019.
Le centrifughe atomiche per arricchire l'uranio nella centrale di Natanz, foto scattataall'inizio di novembre 2019.
KEYSTONE

12.4.2021 - 10:17

C'è l'ombra di Israele sul misterioso incidente di domenica mattina al complesso di arricchimento dell'uranio di Natanz, fulcro del programma nucleare iraniano, dove il giorno prima sono state inaugurate nuove centrifughe vietate dall'accordo del 2015.

Il «sabotaggio» ha riguardato la rete elettrica dell'impianto di Chahid-Ahmadi-Rochan e non ha causato né vittime né fughe di materiale radioattivo.

«Con questa azione il regime sionista ha certamente tentato di vendicarsi del popolo iraniano per la pazienza e la saggezza di cui ha dato prova (in attesa) che vengano revocate le sanzioni» statunitensi, ha dichiarato il portavoce del ministero iraniano degli Esteri, Saïd Khatibzadeh, in conferenza stampa a Teheran.

Nella notte anche il New York Times, citando fonti dell'intelligence statunitense, aveva sostenuto che «Israele avrebbe giocato un ruolo» nel sabotaggio al complesso di arricchimento dell'uranio di Natanz, fulcro del programma nucleare iraniano.

Secondo le fonti citate dal giornale, a causa dell'esplosione, ci potrebbero volere almeno nove mesi per ripristinare la produzione a Natanz.

L'Iran vuole una presa di posizione dell'Aiea

È un «atto di terrorismo», ha accusato Ali Akbar Salehi, capo dell'agenzia atomica iraniana, invocando una presa di posizione della «comunità internazionale e dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica)».

Da Israele è stata la televisione pubblica israeliana Kan a rivendicare la paternità dello Stato ebraico sull'attentato, chiamando in causa imprecisate «fonti di intelligence» secondo le quali si è trattato di «una cyber-operazione israeliana in cui è stato coinvolto il Mossad». Sempre secondo le fonti, il danno provocato all'impianto è superiore a quanto riferito da Teheran.

Intanto è stato convocato per domenica prossima il Consiglio di difesa del governo israeliano, dopo una pausa di due mesi, per esaminare le crescenti tensioni con l'Iran.

Israele: «La lotta all'Iran è un enorme compito»

Dal premier Benyamin Netanyahu è arrivata una sorta di dichiarazione di guerra che suona come una conferma. «La lotta contro l'Iran e le sue metastasi, contro le armi di Teheran, è un enorme compito. La situazione come esiste oggi non è detto che esista necessariamente anche domani», ha detto sibillinamente ai capi della sicurezza nel corso di un brindisi in vista del Giorno dell'Indipendenza.

«Noi – ha aggiunto – siamo sicuramente una potenza regionale ma in qualche maniera anche globale. Mi auguro per tutti noi che continuiate a tenere la spada di Davide nelle vostre mani».

Sale la tensione

Dopo l'esplosione del luglio 2020 sempre a Natanz e l'uccisione nel novembre scorso dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh, di cui l'Iran ha attribuito la responsabilità a Israele, i fatti di domenica rialzano la tensione in un teatro mediorientale dove la nuova amministrazione statunitense tenta di riaffermare un ruolo di moderazione senza abdicare, anzi tutt'altro, alla storica alleanza con Israele.

L'incidente di domenica, giunto per di più al termine di una settimana di colloqui a Vienna per salvare l'accordo sul nucleare del 2015, suona come un avvertimento dopo il lancio di nuove centrifughe per arricchire più rapidamente l'uranio.

È stato il presidente Hassan Rohani ad inaugurare a Natanz una linea di 164 centrifughe IR-6 e un'altra delle 30 IR-5 con una cerimonia in videoconferenza trasmessa dalla televisione di Stato.

Sanzioni economiche, non tutte saranno tolte

Nella stessa giornata è arrivata da Washington la precisazione che l'amministrazione Biden non rimuoverà tutte le sanzioni economiche imposte da Donald Trump ma, eventualmente, solo quelle che non sono in linea con l'intesa del 2015.

«Un pugno di ferro dentro un guanto di velluto», è stata la risposta a stretto giro del capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, il general maggiore Mohammad Hossein Bagheri, che ha precisato che «la linea politica strategica dell'Iran è solo una piena rimozione delle sanzioni».

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