ConflittiIraq: attacco Erbil rivendicato da sedicenti «Guardiani del sangue»
SDA
16.2.2021 - 08:54
L'attacco missilistico di ieri contro una base aerea della coalizione a guida USA nel Kurdistan iracheno è stato rivendicato da un gruppo che si fa chiamare «Awliyaa al-Dam» o «Guardiani del Sangue». Si ha notizia di un civile morto e alcuni altri feriti.
L'attacco è stato il primo in quasi due mesi contro installazioni militari o diplomatiche occidentali in Iraq, dopo una serie di incidenti simili. Il colonnello Wayne Marotto ha confermato all'AFP che l'appaltatore morto non era iracheno, ma non ha potuto fornire dettagli immediati sulla nazionalità della vittima. Delovan Jalal, capo del dipartimento della Salute di Erbil, ha detto che almeno cinque civili sono stati feriti e uno era in condizioni critiche.
Secondo quanto hanno riferito all'AFP funzionari della sicurezza statunitensi e iracheni, Awliyaa al-Dam sarebbe uno di una serie di gruppi di facciata che nascondono fazioni filo-iraniane, tra cui Kataeb Hezbollah e Asaib Ahl al-Haq. Una decina di gruppi di questo tipo, secondo la stessa fonte, si è palesata nell'ultimo anno rivendicando attacchi missilistici. Due fonti dell'intelligence hanno confermato all'AFP che l'attacco è stato effettuato dall'interno della regione autonoma curda.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha chiesto un'indagine sull'attacco e ha promesso di «chiederne conto ai responsabili». Blinken ha aggiunto che «diversi appaltatori americani» sembrano essere rimasti feriti, senza fornire ulteriori dettagli.
«Ho parlato con Blinken del vile attacco a Erbil. Abbiamo deciso di coordinarci da vicino nelle indagini per identificare i responsabili», afferma su twitter il primo ministro del Kurdistan iracheno Masrour Barzani, condannando «con la massima fermezza» gli attacchi missilistici su Erbil. «Esorto tutti i curdi a mantenere la calma».
Dal canto suo, il presidente iracheno Barham Saleh considera che «l'attacco rappresenta una pericolosa escalation e un atto criminale terroristico che prende di mira gli sforzi nazionali per proteggere la sicurezza del Paese e la sicurezza dei cittadini». «Non abbiamo altra scelta – aggiunge – che aumentare i nostri sforzi per sradicare le forze del terrore e i tentativi di far precipitare il Paese nel caos. È la battaglia dello Stato e della sovranità contro il terrorismo e i fuorilegge», conclude.
Da quando l'Iraq ha dichiarato la vittoria contro l'Isis alla fine del 2017, la coalizione è stata ridotta a meno di 3500 soldati in totale, 2500 dei quali americani. La maggior parte è concentrata nel complesso militare dell'aeroporto di Erbil.
Dalla fine del 2019 i siti militari e diplomatici occidentali sono stati presi di mira da decine di razzi e autobombe che hanno provocato la morte di personale sia straniero che iracheno.
Erbil è stata presa di mira molto raramente, sebbene le forze iraniane abbiano attaccato l'aeroporto nel gennaio 2020, pochi giorni dopo l'uccisione del generale Qasem Soleimani all'aeroporto di Baghdad.
L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva minacciato che l'uccisione di un cittadino americano in un simile attacco missilistico avrebbe provocato una campagna di bombardamenti di massa in Iraq.