IraqUn attivista ecologista ginevrino detenuto dalle autorità curde
ATS
3.10.2020 - 16:45
Un Ginevrino, partito nel 2019 nel nord della Siria come attivista ecologista, è detenuto da domenica scorsa dalle autorità curde in Iraq. Lo ha indicato all'agenzia Keystone-ATS il suo avvocato, che denuncia una «reclusione arbitraria».
Dal canto suo il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) afferma di essere «a conoscenza dell'arresto del cittadino svizzero».
L'ambasciata svizzera in Irak è in contatto con le autorità locali. «Tenta di comunicare con il suo connazionale al fine di assisterlo», precisa ancora il DFAE.
L'uomo, sulla ventina, è vicino agli ambienti di sinistra ginevrini e ha militato per l'autonomia del Rojava, la zona nel nord della Siria controllata dai Curdi.
Una volta sul posto, dopo esservi giunto dal vicino Kurdistan iracheno, il Ginevrino non ha fatto altro che collaborare a progetti di riforestazione. In particolare, nella regione di Hassaké, molto colpita dai combattimenti, ha spiegato il suo avvocato Olivier Peter, basandosi su diverse fonti.
Non aveva il passaporto poiché l'aveva perso
Il giovane si è espresso a viso scoperto in alcuni video sulla campagna ecologista alla quale ha partecipato. È stato poi arrestato nella regione di Dohouk, nel nord dell'Iraq, mentre intendeva rientrare a Ginevra. L'uomo il cui visto è stato rinnovato in febbraio dalle autorità curde irachene per un anno, non ha potuto presentare il suo passaporto, poiché l'aveva perso in occasione del passaggio della frontiera.
Per questo motivo, da una settimana, è detenuto ed è stato trasportato nella capitale Erbil, in compagnia di altri due cittadini stranieri. Ma l'avvocato Peter contesta questa giustificazione, dato che l'identità del suo cliente ha potuto essere dimostrata. Ritiene possibile che il suo mantenimento in detenzione sia legato al suo impegno politico, mentre le relazioni sono tese tra il Rojava e i Curdi iracheni.
Intanto, il Ginevrino ha potuto parlare oggi con la sua famiglia, alla quale ha precisato di stare «bene», ma non con il suo legale. «Non v'è motivo per giustificare la sua privazione di libertà», ha aggiunto Peter. «La sua detenzione è quindi arbitraria e dovrebbe essere immediatamente revocata, affinché gli sia consentito di rientrare in Svizzera come previsto», ha concluso l'avvocato.