Guerra in Medio Oriente Israele avverte: «Si arrivi a un'intesa sugli ostaggi o entriamo a Rafah»

SDA

26.4.2024 - 20:40

La foto pubblicata dall'IDF il 25 aprile 2024 mostra le truppe israeliane che conducono un'operazione militare nella Striscia di Gaza centrale.
La foto pubblicata dall'IDF il 25 aprile 2024 mostra le truppe israeliane che conducono un'operazione militare nella Striscia di Gaza centrale.
KEYSTONE/XINHUA/Israel Defense Forces

«È l'ultima opportunità prima dell'operazione militare a Rafah». Israele mette in guardia Hamas che non tollererà altre perdite di tempo sulla pelle degli ostaggi: o si arriva a «un accordo nel prossimo futuro, o l'esercito entrerà» nella città del sud della Striscia di Gaza, rifugio di oltre un milione di sfollati palestinesi e, per lo Stato ebraico, anche ultima roccaforte dei terroristi e nascondiglio per i rapiti.

26.4.2024 - 20:40

Il messaggio è stato inviato forte e chiaro attraverso l'Egitto che, preoccupato da un massiccio esodo di profughi verso il Sinai in caso di irruzione a Rafah, ha inviato a Tel Aviv una delegazione di alto livello, guidata dal capo dei servizi segreti Abbas Kamel, nel tentativo di sbloccare l'impasse e scongiurare quello che ormai, nelle intenzioni del premier israeliano Benyamin Netanyahu, appare comunque inevitabile.

Un alto funzionario dello Stato ebraico che ha definito i colloqui «molto buoni», condotti con «spirito positivo» e forieri di «progressi», ha riferito che ai delegati del Cairo Israele ha trasmesso le sue condizioni: Hamas deve liberare almeno 33 ostaggi, come proposto dagli stessi egiziani.

Si tratta del numero di donne, anziani e feriti rimasti ancora in vita, sui circa 130 rapiti trattenuti – vivi o morti – nella Striscia, secondo un bilancio dei servizi segreti israeliani citati dal quotidiano israeliano di lingua inglese Jerusalem Post, che però non menziona il destino degli uomini sotto ai 50 anni.

I cambio i palestinesi potrebbero tornare nel nord di Gaza

In cambio lo Stato ebraico, che resta fermo nel rifiuto di terminare la guerra prima del tempo, si è detto disponibile a consentire ai palestinesi di tornare nel nord di Gaza – ha aggiunto lo stesso funzionario – ritirando anche l'esercito dal Corridoio Netzarim, la strada che taglia in due la Striscia da dove i militari impediscono l'accesso dal sud.

Per discutere dell'intero dossier sta per tornare ancora una volta in Israele anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, portavoce dell'opposizione americana al blitz a Rafah senza un previo, imponente e necessario sfollamento dei civili.

Il capo del Dipartimento di Stato non arriverà prima di martedì, mentre nel fine settimana la guerra a Gaza sarà nell'agenda di diplomatici arabi, americani ed europei e di funzionari dell'Onu riuniti al World Economic Forum di Riad, in Arabia Saudita.

Il conflitto si intensifica al confine nord di Israele

Intanto il conflitto si intensifica al confine nord di Israele: le forze armate dello Stato ebraico hanno annunciato di aver ucciso in un raid mirato con i droni un esponente di spicco della Jamaa Islamyia, Mosab Khalaf, mentre guidava la sua auto su un'autostrada vicino a Meidoun, nel distretto della Beqaa occidentale, una delle roccaforti di Hezbollah nel sud del Libano.

Secondo l'esercito, Khalaf «aveva guidato e portato avanti numerosi attacchi» dal Libano contro obiettivi israeliani, soprattutto nell'area del Monte Dov, e stava anche coordinando attacchi con la filiale libanese di Hamas.

Proprio nella zona del Monte Dov, un civile che lavorava come operaio per l'esercito nel rafforzamento delle barriere difensive al confine è stato ucciso giovedì sera da un attacco di razzi anticarro degli Hezbollah. Il camion su cui viaggiava è stato centrato in pieno, l'esercito israeliano ha poi detto di aver preso di mira con l'artiglieria la base di lancio.

Nei pressi di Tel Aviv si è riaccesa la tensione

A Ramla, nei pressi di Tel Aviv, si è riaccesa invece la tensione quando una ragazza di 19 anni è stata gravemente ferita a coltellate da un uomo che poi è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco prima che aggredisse un'altra vittima. La polizia ha riferito che sta indagando l'accaduto come un sospetto attentato terroristico, ma ha anche detto che l'aggressore era «mentalmente instabile».

Mentre stava lasciando il posto dove si era recato per un sopralluogo, il ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, è rimasto coinvolto in un incidente stradale: l'auto su cui viaggiava con la figlia e l'autista si è ribaltata. I tre hanno riportato ferite lievi. Un testimone oculare ha indicato al sito di informazioni con sede nello Stato ebraico Ynet che l'auto di Ben Gvir era passata con il semaforo rosso schiantandosi contro un altro veicolo.

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