Epidemia Natale blindato in Italia e quarantena al rientro per chi va all'estero

SDA

3.12.2020 - 21:50

Il premier italiano Giuseppe Conte ha tenuto una conferenza stampa a Palazzo Chigi
Il premier italiano Giuseppe Conte ha tenuto una conferenza stampa a Palazzo Chigi
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Il governo italiano blinda il Natale e va allo scontro con le Regioni imponendo il divieto di spostamento anche tra i Comuni per il 25 dicembre, Santo Stefano e Capodanno. 

«Abbiamo evitato il lockdown generalizzato, ma ora non dobbiamo abbassare la guardia. Dobbiamo scongiurare una terza ondata che potrebbe arrivare già a gennaio e non essere meno violenta della prima», ha sintetizzato all'ora di cena il premier Giuseppe Conte spiegando il provvedimento.

È una misura «ingiustificata» rispondono i presidenti delle Regioni in rivolta, secondo i quali si crea una disparità di trattamento tra chi abita in una grande città e i milioni di italiani che vivono invece nei piccoli comuni.

Qualche deroga sarà però concessa, anche alla luce del parere del Comitato tecnico scientifico secondo il quale, proprio in considerazione della differenza di dimensioni tra città metropolitane e comuni minori, vanno comunque garantiti per le realtà più piccole gli spostamenti «per situazioni di necessità e per la fruizione dei servizi necessari», a partire dal non lasciare gli anziani da soli.

Lo stesso Conte conferma che tra i motivi che rientrano nello «stato di necessità» c'è l'assistenza alle persona non autosufficienti, così come sarà possibile sempre rientrare non solo alla propria residenza, ma anche nel luogo «dove si abita con continuità», una formula per consentire il ricongiungimento delle coppie conviventi.

Due settimane di quarantena per chi va all'estero

Prevale dunque la linea dei rigoristi, nel giorno in cui l'Italia registra purtroppo il record di vittime per Covid dall'inizio della pandemia, 993 in 24 ore.

Il decreto legge 'cornice', già in vigore, e il Dpcm valido dal 4 dicembre fino al 15 gennaio, contengono tutte le restrizioni già annunciate nei giorni scorsi e nessuna delle 'concessioni' che erano state ipotizzate o chieste dai governatori. Niente centri commerciali aperti nei fine settimana e nei festivi, ristoranti chiusi la sera, niente sci fino al 7 gennaio, quarantena per chi viene dall'estero.

Ma è sulle misure previste dal 21 dicembre al 6 gennaio che si è acceso lo scontro più duro. Chi va all'estero dovrà poi rimanere due settimane in quarantena, chi decide di passare l'ultimo dell'anno in albergo dovrà cenere in camera, ma soprattutto non ci si potrà muovere dal proprio Comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno, giorno questo in cui anzi il coprifuoco sarà posticipato dalle 5 alle 7.

Unica concessione, l'apertura dei ristoranti a pranzo il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, anche se il divieto di muoversi sarà comunque un ostacolo.

Stupore e rammarico delle Regioni

«C'è stupore e rammarico per il mancato confronto», attaccano le Regioni sottolineando che il metodo utilizzato dal governo «contrasta con lo spirito di legale collaborazione» tra istituzioni e impedisce di arrivare a «soluzioni più idonee per contemperare le misure di contenimento e il contesto di relazioni familiari e sociali tipiche» del Natale.

I governatori italiani criticano anche il fatto che né nel decreto legge né nel Dpcm si faccia riferimento ai ristori promessi per le attività costrette a chiudere. Il divieto di andare da un comune all'altro è una «limitazione ingiustificata e lunare» dice Attilio Fontana, mentre Luca Zaia chiede «quale tecnico sanitario abbia avallato una cosa del genere».

«Il governo non conosce l'Italia e i suoi ottomila comuni e divide le famiglie – accusa il leader leghista – Un conto è abitare a Milano o Roma, un altro è essere residente dei 5.495 comuni che hanno meno di 5 mila abitanti e che spesso hanno figli e genitori, nonni e nipoti, divisi da una manciata di chilometri».

Ritorno a scuola in presenza al 75%

Non c'è stato al momento scontro, invece, sul ritorno a scuola dei ragazzi delle superiori dopo le feste, con il premier che non ha escluso la possibilità di turni pomeridiani anche se la decisione sarà lasciata alle realtà territoriali.

Dal 7 gennaio saranno in presenza al 75% e nel frattempo partirà un tavolo con i prefetti per affrontare il problema irrisolto da settembre, quello dei trasporti. Nella bozza del Dpcm era al 50% ma, dicono dall'Istruzione, su sollecitazione della ministra Lucia Azzolina si è arrivati al 75%.

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