Siccità in Italia Con il Po in secca a rischio fino al 50% della produzione agricola

SDA

14.6.2022 - 16:01

Una veduta del Po in secca (archivio)
Una veduta del Po in secca (archivio)
Keystone

Con il fiume Po in secca, è ufficialmente crisi idrica, come non si vedeva da 70 anni.

Keystone-SDA

La situazione è drammatica: senza acqua, è a rischio fino al 50% della produzione agricola e zootecnica del Bacino padano, tra i più importanti d'Italia, ma l'emergenza coinvolge anche famiglie e industrie dell'area, con l'ipotesi di razionamenti, compreso il comparto turistico, ora in piena stagione balneare.

A lanciare l'allarme è Cia – Agricoltori Italiani, secondo cui in tutto il Paese si è a un punto di non ritorno e serve un intervento rapido per realizzare una vera rete di nuovi invasi e laghetti, diffusi sul territorio, per l'accumulo e lo stoccaggio di acqua in caso di siccità.

Un problema che riguarda tutta Italia, dove sta mancando la pioggia da settimane con le temperature che toccano anche 4 gradi sopra la media stagionale e le scorte idriche sono a zero.

Con danni complessivi destinati a superare un miliardo di euro, per la Cia si può già dire addio al pomodoro tardivo così come a molte orticole. Per meloni e cocomeri si prevede, invece, una riduzione tra il 30% e il 40% che arriva al 50% per il mais e la soia, produzioni il cui mercato è già ampiamente sotto stress per via della guerra in Ucraina. Nell'immediato, chiarisce Cia, non c'è soluzione se non la collaborazione di tutti; gli agricoltori italiani potrebbero dover fare i turni d'irrigazione e i cittadini accettare di non avere acqua di notte.

«Enti e istituzioni, con le organizzazioni agricole, devono sedersi a un tavolo per valutare strategie concrete di contenimento – rileva il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini – bisogna pensare a una bacinizzazione del Po, come avviene nel Nord Europa, in Belgio. Abbiamo perso almeno 20 anni e ora intervenire è solo questione di buon senso, a garanzia della sicurezza alimentare, ma anche delle filiere produttive, della biodiversità e del paesaggio, e soprattutto dei cittadini».