Pandemia Una nuova stretta in arrivo in Italia: verso una Pasqua in rosso

SDA

10.3.2021 - 21:51

Il premier italiano Mario Draghi.
Il premier italiano Mario Draghi.
KEYSTONE / Ettore Ferrari/Pool photo via AP

In Italia è in arrivo una nuova stretta: la situazione peggiora e le misure da zona gialla faticano a contenere la crescita dei contagi causati dalle varianti del Covid-19. Ma Mario Draghi e i suoi ministri scelgono di attendere i dati del monitoraggio settimanale prima di decidere quali misure in concreto adottare.

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Il governo italiano sembra infatti orientato a recepire l'indicazione del Comitato tecnico scientifico (Cts) sulla necessità di stabilire un automatismo e far passare in zona rossa le Regioni che superino i 250 contagi ogni 100 mila abitanti.

E' inoltre probabile che vengano fissate limitazioni in tutta Italia da zona rossa per il week-end di Pasqua. Ma tra i ministri c'è chi, a partire da Roberto Speranza, spinge per rafforzare le chiusure da subito in tutto il territorio nazionale, non solo nei fine settimana.

E al contrario c'è chi non vorrebbe penalizzare ancora ristoranti e negozi, neanche nei week-end.

Le posizioni dei partiti

Partito democratico italiano (Pd), Movimento 5 Stelle (M5s) e Liberi e uguali (Leu) si collocano su una linea rigorista, mentre Forza Italia (Fi), Lega e Italia viva (Iv) frenano su nuove misure nazionali generalizzate. Di qui la scelta di un supplemento di riflessione: si valuteranno i nuovi dati e ci si tornerà a confrontare nelle prossime ore con le Regioni italiane, poi venerdì Draghi riunirà il Consiglio dei ministri per decidere come procedere.

Il premier italiano, che al momento non sembra considerare l'ipotesi di un lockdown nazionale, intende decidere su basi scientifiche, non politiche: decisivi i dati. Nel pomeriggio a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio, che venerdì mattina nell'hub vaccinale di Fiumicino tornerà a parlare dell'emergenza e di come contrastarla, convoca ministri ed esperti per esaminare il parere arrivato martedì dal Cts, che suggerisce nuove misure per arginare la crescita dei contagi.

Ci sono il sottosegretario Roberto Garofoli, i ministri Mariastella Gelmini (Fi), Dario Franceschini (Pd), Elena Bonetti (Iv), Giancarlo Giorgetti (Lega), Stefano Patuanelli (M5s), Roberto Speranza (Leu), i ministri dell'Istruzione Patrizio Bianchi e dell'Economia Daniele Franco, il segretario generale di Palazzo Roberto Chieppa, il capo di gabinetto Antonio Funiciello, il presidente dell'Istituto superiore della sanità (Iss) Silvio Brusaferro e il direttore del Consiglio superiore della sanità (Css) Franco Locatelli. La discussione, dicono diverse fonti, non è tesa.

Divergenza di fondo tra le due «anime» del governo italiano

Ma riemerge una divergenza di fondo tra le due «anime» del governo italiano. Tutti prendono atto del peggioramento della situazione e accolgono le preoccupazioni degli scienziati: si dicono pronti a sostenere nuovi automatismi destinati ad aumentare le zone rosse in tutto il territorio, ma secondo Speranza, Franceschini e Patuanelli rischia di non bastare.

Per Iv Bonetti chiede di poter esaminare dati rigorosi, mentre Lega e Fi auspicano misure mirate, per non penalizzare Regioni come la Sardegna a basso contagio.

Gli scienziati continuano a chiedere di innalzare le misure: lo fanno Brusaferro e Locatelli durante la cabina di regia a Chigi e lo ripete l'Iss nei risultati dello studio sulle varianti: «Rallentarle è possibile solo con misure severe, in quanto potrebbero avere un impatto rilevante».

I nuovi dati del monitoraggio settimanale dovrebbero fotografare l'ulteriore peggioramento della curva epidemiologica mandando di fatto quasi tutta l'Italia in zona arancione o rossa.

Il Cts suggerisce il rafforzamento delle restrizioni nelle zone gialle, perché è lì che vanno ridotti i contatti tra le persone per evitare il diffondersi del contagio, il passaggio automatico in zona rossa con un'incidenza a 7 giorni di 250 casi ogni 10 0mila abitanti, chiusure nei fine settimana come già avvenuto durante le festività natalizie.

Divisioni anche a livello di Regioni

Su questo però le divisioni non sono solo nel governo. Con il presidente della Liguria Giovanni Toti che è sulle stesse posizioni di Matteo Salvini. «Fare misure uguali per tutto il Paese non è la scelta giusta». E con quello dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini che invece, dopo aver chiesto qualche settimana fa di aprire i ristoranti la sera, ora sottolinea che il governo «fa bene a pensare a come dare una stretta robusta per qualche settimana» ed è «sufficiente» la chiusura nei week-end.

Favorevoli alle restrizioni anche il presidente della Campania Vincenzo De Luca e quello dell'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e sindaco di Bari Antonio De Caro, che anzi anticipano le mosse del governo. Il primo chiudendo con un'ordinanza valida fino al 21 marzo tutti i lungomare, le piazze e i parchi pubblici nella regione; il secondo decretando, primo sindaco di una grande città in Italia, il coprifuoco anticipato alle 19 vista l'incidenza schizzata a 323 casi ogni 100 mila abitanti.

Al di là delle divisioni politiche, quel che è certo è che la situazione è di nuovo molto difficile. Quasi tutti i sistemi sanitari regionali sono in sofferenza: in Piemonte sono stati sospesi tutti i ricoveri non Covid; in Molise l'occupazione delle terapie intensive è arrivata al 67%, più del doppio della soglia critica; in Veneto il direttore della Sanità Luciano Flor dice chiaramente che si sta pensando alla «sospensione di alcuni servizi sanitari» e a Bologna i ricoveri hanno superato di gran lunga quelli della prima ondata, con 200 persone in terapia intensiva e subintensiva, «il doppio di novembre».

La Puglia, intanto, richiude le scuole, a Bari e Taranto visto che, dice il presidente Michele Emiliano, che si registra un aumento dei ricoveri per Covid-19 «tali da determinare una quasi completa saturazione dei posti letto».