Russia I leader regionali chiamano alle armi per combattere in Ucraina

SDA

16.9.2022 - 18:54

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov
Il leader ceceno Ramzan Kadyrov
Keystone

In Russia è partita l'operazione per avviare la mobilitazione generale, seppure sotto mentite spoglie.

16.9.2022 - 18:54

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha fatto appello alla creazione di battaglioni di volontari in ogni regione russa per combattere in Ucraina, un esercito parallelo da «85mila uomini». Il governatore di Kursk è stato il primo a rispondere: 800 i volontari già al fronte, altri «sono pronti a partire».

«La Russia è uno Stato federale in cui ogni regione può assumere iniziative e una di queste dovrebbe essere l'auto-mobilitazione», ha scritto Kadyrov sul suo profilo Telegram che conta oltre 2 milioni e mezzo di iscritti.

«Non c'è bisogno di attendere che il Cremlino dichiari la legge marziale o starsene seduti aspettando la fine dell'operazione speciale in Ucraina: ogni leader regionale è in grado di addestrare e assumere almeno un migliaio di volontari. Non sono grandi numeri, ma su scala nazionale potremmo arrivare a 85mila uomini, quasi un esercito!».

Benzina sul fuoco

La proposta di Kadyrov ha incendiato gli animi della galassia pro-guerra, c'è chi si è spinto a chiedere che sia lui a comandare questa armata di volontari, mentre fioccavano nuove bordate al ministero della Difesa Shoigu «che non fa nulla».

Il leader ceceno ha poi messo altra benzina sul fuoco, annunciando la creazione di un secondo battaglione di forze speciali, battezzato 'Akhmat-1', composto da «duemila uomini addestrati, motivati e armati fino ai denti, pronti a combattere».

Una strada migliore della legge marziale?

«Abbiamo inviato 800 volontari in Ucraina, molti altri si stanno arruolando», ha detto il governatore della regione di Kursk, aderendo all'appello di Kadyorv e chiedendo che anche gli altri governatori «facciano lo stesso».

Dalla Crimea «sono già partiti in 1.200, stiamo formando altri due battaglioni», ha annunciato anche Sergei Aksyonov, il 'premier' della penisola annessa da Mosca nel 2014, assicurando che «tutte le regioni russe lavorano in questa direzione».

Nei giorni scorsi erano emersi diversi segnali sull'avvio di una cripto-mobilitazione lanciata sottotraccia dal Cremlino dopo la disfatta di Kharkiv e Izyum.

Putin preferirebbe questa strada alla legge marziale per non esasperare il malcontento ma soprattutto per non dover ammettere che l'operazione speciale è fallita ed essere costretto a chiamarla guerra.

SDA