Gran Bretagna Khan resta sindaco di Londra, altra scoppola per i Tory

SDA

4.5.2024 - 20:11

Terzo mandato per il politico di origini pachistane.
Terzo mandato per il politico di origini pachistane.
Keystone

Un sindaco musulmano per la più importante amministrazione del Regno Unito, rieletto con ampio margine sotto le insegne di un partito alle prese con il malumore di tanti sostenitori islamici, ma avviato a riconquistare la guida del governo di qui a qualche mese.

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Ha il volto di Sadiq Khan, 53 anni, confermato oggi al timone della tentacolare area metropolitana di Londra, colosso economico dell'isola, il poster della vittoria elettorale laburista alle amministrative svoltesi giovedì in Inghilterra e Galles: ultimo test, esteso a oltre metà del corpo elettorale potenziale del Paese, prima delle politiche attese entro fine anno.

Khan, primo sindaco-governatore della capitale di radici non bianche e non cristiane (i genitori immigrarono nel Regno dal Pakistan), ha conquistato il suo terzo (inedito) mandato consecutivo con qualche voto in meno rispetto ai pronostici più rosei, ma senza patemi.

Rimanendo sotto le attese nelle periferie e nelle municipalità che nel 2016 avevano votato a favore della Brexit, eppure guadagnando un 3,8% rispetto al 2021.

E soprattutto superando di 11 punti (43,8 contro 32,7%) la rivale Susan Hall, figura di secondo piano dell'ala destra del Partito Conservatore del premier in carica, Rishi Sunak, protagonista di gaffe e passi falsi a ripetizione in campagna elettorale, al di là del tentativo di cavalcare il malcontento di non pochi londinesi per il mega ampliamento delle zone a traffico limitato (Ulez, con annessi costi d'accesso e super multe) o per la percezione d'insicurezza.

Un esito «storico»

Un esito salutato come «storico» dal leader del Labour, Keir Starmer, affrettatosi a unirsi «a Sadiq» nei festeggiamenti e a cogliere l'occasione per riproporre una sorta di avviso di sfratto a Sunak con l'ennesima richiesta di elezioni anticipate senza indugi a livello nazionale. I Tories «non devono restare un minuto in più al potere», ha tuonato sir Keir.

A sorreggere la sua baldanza è un quadro generale in cui – dopo lo spoglio dei risultati dei consigli locali di ieri e quello delle poltrone dei sindaci completato oggi – il logoramento Tory al culmine di un tumultuoso ciclo di potere iniziato nel 2010 si conferma ancor più evidente del successo laburista.

Un successo che «non si è trasformato in valanga»

Successo che secondo lo stesso giornale progressista Guardian «non si è trasformato in valanga» per la limitata capacità di attrazione del moderatismo di Starmer, per il mancato sfondamento in alcune zone urbane e per la delusione di milioni di elettori (specialmente di origine musulmana) tradizionalmente schierati a sinistra rispetto alla sudditanza a Israele imputata alla sua leadership di fronte agli appelli per un cessate il fuoco senza se e senza ma nella Striscia di Gaza palestinese.

Senza tuttavia cancellare la portata di un sorpasso indiscutibile sulla sgangherata parrocchia Tory, già testimoniato dai 20 punti di scarto accreditati in sede nazionale da mesi dai sondaggi.

I Tory perdono oltre 470 dei quasi mille seggi detenuti

Sul fronte dei consigli locali, il partito di Sunak perde alla fine oltre 470 dei quasi mille seggi che deteneva, record negativo da 40 anni. Mentre il Labour avanza, sebbene restando sotto la soglia dei 200 in più stimati nelle proiezioni.

Quanto alle 11 aree metropolitane in palio, i laburisti – Londra compresa – ne portano a casa almeno nove, tra molte riconferme e la conquista di un paio di amministrazioni di nuovo conio (inclusa quella di York, dove piantano una bandiera nel territorio del collegio elettorale di Sunak).

Con tanto di trionfi – scontati, ma incoraggianti nei numeri – nelle due capitali rosse del nord dell'Inghilterra: Manchester, dove resta al potere il popolare Andy Burnham (63,4% dei voti e oltre 50 punti di vantaggio sulla conservatrice Laura Evans) e Liverpool, dove il veterano Steve Rotheram sale dal 60 a quasi il 70% dei suffragi e irride il premier come inquilino ormai «abusivo» (squatter) di Downing Street.

La prospettiva certa di dover cedere le redini del governo

Ai conservatori non resta invece che il controllo dell'area metropolitana di Tees Valley e un riconteggio in quella delle West Midlands (Birmingham e dintorni) per i suoi due uscenti. Precario filo di ossigeno per la speranza di Sunak di resistere almeno sino alla seconda metà dell'anno e arrivare a ridosso della scadenza naturale della legislatura prima di convocare le elezioni per il rinnovo della Camera dei Comuni.

Su uno sfondo in cui la sua leadership interna se non altro viene messa per ora in discussione solo da un paio di ribelli, e il resto del partito appare rassegnato a tirare avanti finché si potrà prima del voto legislativo. Con la prospettiva a questo punto certa di dover cedere le redini del governo dopo 14 anni, a meno di miracoli.