Giornalista ucciso Khashoggi, bufera su Biden per l'immunità a Bin Salman

SDA

19.11.2022 - 02:08

«Licenza di uccidere», «hanno prevalso denaro e petrolio», «Biden ha capitolato». Sono solo alcune delle critiche piovute dopo che l'amministrazione americana ha deciso di concedere l'immunità al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman nella causa intentatagli da Hatice Cengiz per la brutale uccisione a Istanbul del suo fidanzato, il giornalista dissidente Jamal Khashoggi, in un'operazione autorizzata dallo stesso principe, secondo l'intelligence Usa.

All'epoca della sua visita Joe Biden ha salutato col pugno Mohammed bin Salman.
All'epoca della sua visita Joe Biden ha salutato col pugno Mohammed bin Salman.
KEYSTONE/AP/Bandar Aljaloud

19.11.2022 - 02:08

La mossa ha sollevato una bufera di polemiche, al Congresso e tra i difensori dei diritti umani, mettendo nuovamente in imbarazzo il presidente, che in campagna elettorale aveva promesso di trasformare bin Salman in un paria e di chiedergli conto delle sue responsabilità.

«Jamal è morto oggi una seconda volta», ha twittato la sua ex. «Nessuno si aspettava una decisione del genere. Pensavamo che forse ci sarebbe stata una luce nella giustizia Usa. Ma ancora una volta il denaro viene prima», ha scritto.

«Biden ha capitolato»

Durissimo anche il Washington Post, il quotidiano con cui Khashoggi collaborava: «Biden ha tristemente capitolato di fronte a quella che ha visto come una necessità di aggiustare le relazioni con l'uomo che potrebbe essere il re dell'Arabia Saudita per decenni», concedendo in nome della Realpolitik una «protezione che persino l'amministrazione Trump non offrì».

«Il saluto battendo il pugno durante il suo viaggio (a Gedda, ndr) è diventato il simbolo di un accomodamento politico verso il leader saudita e le sue richieste» e «la concessione dell'immunità gli darà non solo un amichevole benvenuto ma uno scudo legale che sarà difficile abbattere», accusa il Wp, citando il caso di almeno due cittadini americani cui sarebbe stato vietato di lasciare l'Arabia Saudita dopo la visita di Biden.

«Una decisione legale»

Il governo Usa aveva chiesto più rinvii cercando di guadagnare tempo almeno sino a Midterm di fronte alla richiesta di un parere avanzata lo scorso luglio dal giudice di Washington che tratta la causa.

Alla fine ha garantito l'immunità per la recente nomina del principe a premier, in qualità di capo di un governo straniero, sottolineando che si tratta di «una decisione puramente legale presa dal dipartimento di Stato in base a principi ben consolidati e di lunga data del diritto internazionale consuetudinario ma che non ha nulla a che fare con il merito del caso».

Strappo alle leggi saudite

Quindi nessuna valutazione politica, tanto meno sui diritti umani tanto sbandierati dalla Casa Bianca.

I detrattori hanno richiamato l'attenzione anche sul fatto che il re saudita Salman, facendo un'eccezione alla legge del Paese, ha nominato il figlio come premier il 27 settembre, ossia tre giorni prima dell'iniziale scadenza per il parere del governo Usa, e che il potere resta comunque nelle sue mani, tanto che negli incontri in cui è presente continua ad agire come capo del governo.

Sarebbe stata quindi una manovra formale proprio per ottenere l'immunità.

bin Salman è un alleato strategico

Biden e bin Salman si detestano. Lo dimostra anche l'ultimo schiaffo: la decisione di ridurre la produzione di petrolio nonostante la richiesta di produrne di più.

Il presidente si è tuttavia arreso alla necessità di dover ricucire con il leader di fatto di un Paese che resta un alleato strategico nel Golfo e uno dei principali clienti di armamenti Usa. Ma che rischia di avvicinarsi sempre di più a Russia e Cina. Inevitabile però la valanga di critiche.

«Gli Usa hanno dato licenza di uccidere» a bin Salman, ha denunciato il figlio di Saad al-Jabri, ex dirigente della sicurezza saudita che ha accusato Mbs di aver mandato una squadra di sicari in Canada per farlo fuori. «Un profondo tradimento», gli ha fatto eco Agnes Callamard di Amnesty International.

L'amministrazione Biden «ha venduto il sangue di Khashoggi per il petrolio saudita», ha rincarato Nihad Awad, direttore esecutivo del Consiglio per le relazioni americano-islamiche.

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