Guerra in Ucraina Kiev: «Colpita una fregata russa»; Mosca nega

SDA

6.5.2022 - 21:32

Mistero intorno al destino della Admiral Makarov, mentre resta critica la situazione ad Azovstal.
Mistero intorno al destino della Admiral Makarov, mentre resta critica la situazione ad Azovstal.
Keystone

Una fregata russa è in fiamme nel mar Nero, al largo di Odessa, dopo essere stata centrata da un missile. Dopo il clamoroso affondamento dell'incrociatore Moskva, l'esercito di Kiev rivendica un nuovo colpo a effetto delle sue linee di difesa.

6.5.2022 - 21:32

Che, se confermato, sarebbe tanto più significativo perché sferrato nello stesso tratto di mare, nei pressi dell'isola dei Serpenti, già diventata uno dei simboli della resistenza dopo che i suoi difensori avevano rifiutato di arrendersi.

A colpire la Admiral Makarov, ultima arrivata nella flotta del Mar Nero, sarebbe stato un razzo ucraino Neptune. A bordo si sarebbe verificata un'esplosione, seguita da un incendio, mentre dalla costa si scorgeva una colonna di fumo nero. Per lo Stato maggiore di Kiev, è l'undicesima nave persa dai nemici dall'inizio del conflitto.

Il Cremlino ha reagito affermando di non avere notizie di mezzi colpiti nell'area, dove secondo gli ucraini si sarebbero invece diretti mezzi di soccorso navali e aerei, mentre in serata proprio Odessa è stata bombardata con missili dalla Crimea.

E anche il Pentagono ha detto di non avere conferme. Mosca, del resto, ha sempre negato anche il raid sul Moskva, spiegando l'affondamento dell'ammiraglia di Vladimir Putin con un'esplosione della scorta di munizioni a bordo.

Un episodio cruciale

Un episodio cruciale del conflitto, di cui si continua a discutere. «Non abbiamo fornito nessuna informazione specifica all'Ucraina per colpire l'incrociatore russo», ha precisato il portavoce della Difesa statunitense, John Kirby, dopo le indiscrezioni dei media americani sul ruolo dell'intelligence degli Stati Uniti nelle operazioni militari di Kiev, tra cui l'uccisione di alti ufficiali nemici.

La controffensiva continua intanto nell'est nella regione di Kharkiv, dove Kiev rivendica la riconquista di almeno cinque insediamenti, e in particolare nell'area di Izyum, la porta del Donbass.

I territori delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk restano al centro dell'offensiva di Mosca tra intensi scontri. Non a caso, nell'area sono state cancellate le parate del 9 maggio, giornata in cui la Russia celebra la vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale.

E anche a Mariupol la sfilata che doveva segnare il trionfo è sempre più incerta. «Non ho informazioni su una delegazione ufficiale», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, affermando che una celebrazione in grande stile «è impossibile per ovvie ragioni», senza escludere però che le forze armate sul posto possano organizzare l'evento, mentre gli ucraini continuano a denunciare che i prigionieri verranno costretti a marciare.

Azovstal? «Un inferno»

In città resta critica la situazione ad Azovstal, definita «un inferno» dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo cui non si sta compiendo «un'azione militare», ma «una tortura». L'acciaieria diventata emblema della resistenza di Mariupol e di tutta l'Ucraina vive ore drammatiche, con nuovi tentativi di evacuazione dei civili tra accuse di attacchi ai convogli umanitari.

Nel secondo dei tre giorni di cessate il fuoco promessi dai russi per i corridoi umanitari si è continuato a sparare. I combattenti del reggimento Azov, asserragliati nello stabilimento insieme ai marines di Kiev, hanno denunciato che le truppe nemiche «hanno sparato su un'auto che stava trasportando dei civili per evacuarli dalla fabbrica», uccidendo un soldato e ferendone altri sei.

Nell'impianto restano intrappolati circa 200 civili, tra cui almeno 11 bambini. Ma dopo ore di tensione, il corridoio umanitario è stato aperto consentendo la fuga di una cinquantina di persone, tra cui alcuni bambini, in coordinamento con Onu e Croce Rossa. Nuove evacuazioni sono previsti domani.

Ma dai soldati nell'impianto, Putin pretende la resa. E l'assalto decisivo potrebbe arrivare proprio in vista del 9 maggio. «Oggi – ha detto Zelensky – è il 72esimo giorno di un conflitto su vasta scala e non vediamo ancora la fine della guerra. Non sentiamo e non vediamo alcun desiderio da parte russa di porvi fine».

SDA