La Giustizia internazionale insediata al Tribunale dell'Aja è arrivata a condannare Bosco Ntaganda, un capo ribelle congolese distintosi in maniera tanto efferata da guadagnarsi l'epiteto di 'Terminator'.
E per la prima volta, nel suo caso, la Corte penale internazionale (Cpi) ha sanzionato la pratica della schiavitù sessuale.
18 capi di accusa
I 18 capi di accusa nei suoi confronti – relativi solo al biennio 2002-2003 – suonano come una parziale lista di orrori che infestano l'enorme Paese africano in cui vasti lembi di foresta sono inferni dove tutto è permesso e, spessissimo, mai perseguito: crimini di guerra e contro l'umanità, omicidi, stupri di donne e anche uomini, arruolamento di bambini-soldato addirittura di soli sette anni e, appunto, il degradare ragazzine a schiave del sesso.
Tutti crimini perpetrati nella regione nord-orientale dell'Ituri in un conflitto etnico combattuto più che altro per il controllo di ricchezze minerarie, come spesso avviene in Congo.
Rischia l'ergastolo, ma si professa innocente
Per il 46enne ex militare, che ha accolto il pronunciamento senza mostrare emozioni, la gravità della pena inflitta sarà determinata in un'ulteriore sessione da tenersi dopo un periodo di 30 giorni a disposizione di Ntaganda per fare appello, con lui che continua a protestare innocenza. Ma è già chiaro che rischia l'ergastolo.
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