Guerra in Medio Oriente L'incubo dell'Iran su Israele, timori per gli ostaggi a Gaza

SDA

11.4.2024 - 21:41

I rifugi utilizzati dalle famiglie palestinesi che hanno abbandonato le loro case nel nord della Striscia di Gaza, mentre il fumo si alza sullo sfondo in seguito agli attacchi aerei israeliani in un'area di Khan Yunis.
I rifugi utilizzati dalle famiglie palestinesi che hanno abbandonato le loro case nel nord della Striscia di Gaza, mentre il fumo si alza sullo sfondo in seguito agli attacchi aerei israeliani in un'area di Khan Yunis.
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Più passano le ore e più si fa concreto un attacco dell'Iran ad Israele. Uno scenario da incubo che avrebbe effetti imprevedibili sulla regione e oltre.

Keystone-SDA

Il tutto mentre crescono i timori che gran parte degli ostaggi israeliani trattenuti a Gaza da Hamas sia morta e che la fazione islamica, secondo alcuni fonti interne, non sia per questo in grado di scambiare i 40 rapiti previsti dalla prima fase di un possibile accordo che si fa sempre più difficile al Cairo, con Hamas che continua a chiedere un cessate il fuoco permanente, il ritiro totale dell'esercito e il ritorno degli sfollati al nord della Striscia.

A far temere che le cose con l'Iran possano precipitare da un momento all'altro, dopo gli allarmi lanciati anche dagli americani nei giorni scorsi, c'è da una parte la decisione di una delle maggiori compagnie europee, la Lufthansa, di prorogare fino a domenica prossima lo stop dei voli da e per Teheran, un'indicazione temporale che la dice lunga sulle previsioni.

Dall'altra l'arrivo in Israele del capo del Comando Centrale (Centcom) statunitense Michael Kurilla, segno tangibile dell'impegno di Washington a fianco dello Stato ebraico confermato a spada tratta in queste ore dal presidente Joe Biden. Entrambe le mosse prendono in grande considerazione la minaccia di Teheran di una ritorsione per l'uccisione la settimana scorsa di un generale dei pasdaran a Damasco, in un raid attribuito a Israele.

«Tutti mantengano la moderazione»

L'inviato americano per il Medio Oriente Brett McGurk avrebbe chiamato i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Iraq, chiedendo loro di consegnare un messaggio a Teheran per allentare le tensioni.

Anche Mosca – che ha sconsigliato i propri cittadini dal viaggiare in Medio Oriente – ha esortato i Paesi della regione alla prudenza. «Ora – ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov – è molto importante che tutti mantengano la moderazione per non portare alla completa destabilizzazione della regione». Lo stesso ha fatto Berlino con il ministro degli Esteri, secondo cui nessuno «può avere interesse in un'escalation più ampia».

Israele – visto l'arrivo di Kurilla, che ha incontrato il ministro della Difesa Gallant – ha intanto convocato il suo Gabinetto di sicurezza per affrontare il dossier Iran e la guerra a Gaza. Il premier Benyamin Netanyahu, alludendo alla minaccia iraniana, ha ribadito che Israele si sta preparando «per scenari di sfide che provengono da altri luoghi».

34 ostaggi sarebbero morti

A riferire invece al Wall Street Journal i timori per la possibile morte di gran parte degli ostaggi israeliani ancora a Gaza sono stati funzionari statunitensi al corrente del dossier. Si ritiene che nella Striscia siano rimasti 129 rapiti da Hamas il 7 ottobre. L'Idf ha confermato la morte di 34 di questi ma, scrive il Wsj, «funzionari israeliani e americani stimano in privato che il numero di morti potrebbe essere molto più alto».

Al 188esimo giorno di guerra, l'esercito israeliano ha annunciato l'avvio di «un'operazione mirata e basata su informazioni di intelligence per eliminare terroristi operativi e infrastrutture» nella parte centrale di Gaza. L'agenzia palestinese Wafa – che ha citato fonti mediche della Striscia – ha riferito che in raid israeliani su Rafah sono stati uccisi in due località diverse della città «8 cittadini e molti altri feriti».

L'Idf ha replicato che è stato eliminato «il terrorista Nasser Yakob Jabber Nasser» che «nelle sue attività nell'ala militare di Hamas è stato responsabile del finanziamento di una parte significativa delle attività militari a Rafah».

Mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha esortato Israele a fare di più a Gaza, con «l'immediata rimozione di tutte le barriere alla fornitura di aiuti umanitari su larga scala alla popolazione civile». Proprio nel giorno in cui l'Unicef ha denunciato che un suo veicolo che aspettava di entrare nel nord della Striscia «è stato colpito da proiettili veri».