Corea nordL'ira di Trump, 'blocco navale contro Pyongyang'
ATS
29.11.2017 - 20:55
Un blocco navale per piegare la Corea del Nord e fermare le sue aspirazioni atomiche. Proprio come avvenne per Cuba nel 1962, di fatto impedendo ai sovietici di installare basi missilistiche sull'isola. È l'idea che in queste ore prende corpo alla Casa Bianca.
E stavolta ci sarebbe l'appoggio di gran parte dei vertici del Pentagono e del Dipartimento di stato, non sempre "allineati" di recente con le direttive provenienti dallo Studio Ovale e con le fughe in avanti tentate dal presidente Donald Trump.
Ma al Tesoro americano si lavora anche ad ulteriori durissime sanzioni di carattere finanziario contro Pyongyang, che l'amministrazione statunitense intende varare al più presto anche unilateralmente, a prescindere da quello che deciderà la comunità internazionale. Non sembra infatti arrivato il momento di nuove misure da parte del Consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, con gli Usa in pressing asfissiante sulla Cina che invece frena.
Chi è vicino al presidente americano in queste ore parla di un Donald Trump visibilmente irritato con Pechino, irritazione non nascosta nemmeno nella telefonata col presidente cinese Xi Jinping. Quest'ultimo durante la recente visita del tycoon a Pechino aveva promesso la massima collaborazione e determinazione per ricondurre il regime di Kim Jong-un a più miti consigli. Ma, dopo il lancio del supermissile in grado di colpire ovunque gli Stati Uniti, agli occhi di Trump l'azione di Xi non è stata così efficace. Per questo è tornato a chiedere al leader cinese di utilizzare tutte le leve a disposizione per fermare l'alleato regime di Pyongyang. Perché gli Usa - ha minacciato a chiare lettere il tycoon - sono più che mai determinati a reagire alle minacce.
Ma di fatto l'opzione militare sarebbe stata ancora scartata perché troppo rischiosa. La Casa Bianca starebbe invece approfondendo i piani per realizzare il blocco navale da attuare nel Mar del Giappone e nel Mar Giallo, per impedire che arrivino in Corea del Nord materie prime come il petrolio o attrezzature ed equipaggiamenti militari. Senza contare che un'azione del genere rappresenterebbe un'ulteriore stangata a danno delle esportazioni di Pyongyang, dal carbone al ferro.
Si studia anche quali potranno essere i possibili partner nel realizzare il blocco: non solo Corea del Sud e Giappone, ma anche Australia, India, Singapore, Taiwan. Qualcuno nella West Wing ipotizza anche il coinvolgimento di forze dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (Nato). L'incognita resta ancora una volta la Cina, e la reazione che potrebbe avere di fronte ad un vero e proprio isolamento di Pyongyang e ad uno schieramento massiccio di forze militari nell'area, con le inevitabili ricadute anche sul piano economico per Pechino.
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