GiustiziaLa Cina condanna a morte lo scrittore-attivista australiano Yang Jun, «sconvolta» Canberra
SDA
5.2.2024 - 22:07
La Cina ha condannato a morte Yang Jun, scrittore e attivista democratico sino-australiano, lasciando «sconvolto» il governo di Canberra.
05.02.2024, 22:07
SDA
L'Australia ha subito convocato l'ambasciatore cinese, Xiao Qian, come prima «risposta forte» per esprimere «il netto disappunto» per la condanna.
La sentenza, emessa lunedì dalla Corte intermedia popolare n.2 di Pechino, lo ha dichiarato colpevole di spionaggio ed è maturata a oltre cinque anni dall'arresto dell'ex diplomatico 58enne, avvenuto nel 2019 all'aeroporto di Guangzhou, e a quasi tre anni dall'inizio del processo, celebrato rigorosamente a porte chiuse da maggio 2021.
«La pena è sospesa, il che significa che potrà essere convertita in ergastolo dopo due anni se Yang non commetterà 'reati gravi'», ha rimarcato in una nota la ministra degli Esteri australiana, Penny Wong, che si è detta «sconvolta» dall'esito della vicenda.
Choi è Yang Jun?
Yang, nato nella provincia cinese dell'Hubei e in possesso dal 2002 del passaporto australiano, è una tra le figure di maggior rilievo di ex funzionari della Repubblica popolare a essere diventato un attivista.
In precedenza, era stato un diplomatico al ministero degli Esteri cinese e aveva lavorato anche al ministero della Sicurezza dello Stato, l'agenzia di intelligence di Pechino.
Poi era passato al settore privato a Hong Kong prima di trasferirsi in Australia, dove aveva costruito la sua notorietà con opere che includono romanzi di spionaggio. Al momento del suo arresto viveva negli Usa, dove era visiting scientist alla Columbia University.
Ci sono ancora strade possibili?
In Cina è consuetudine che le accuse sulla sicurezza nazionale non siano rese note e che i processi siano chiusi al pubblico. Anche dopo le sentenze, nella gran parte dei casi, i dettagli restano secretati.
La condanna getta una nuova ombra sui recenti sforzi dei due Paesi per ricucire i legami, anche se Wong ha assicurato che l'Australia non richiamerà – almeno per ora – il suo ambasciatore dalla Cina.
«Ci sono ancora strade disponibili per fare appello e continueremo a difendere la causa di Yang, senza cedere nella nostra difesa della giustizia, degli interessi e del suo benessere, comprese le cure mediche appropriate (per problemi a un rene, ndr). Continueremo a fornire assistenza consolare a lui e alla sua famiglia», ha aggiunto Wong.
Sono compromessi i legami con la Cina?
Quanto alla stabilizzazione dei rapporti con la Cina, «cooperiamo dove possiamo, siamo in disaccordo dove dobbiamo e ci impegniamo a difesa dell'interesse nazionale. Vorrei sottolineare che questa è una decisione interna al sistema legale cinese ed è chiaramente un caso su cui non siamo d'accordo. Ma l'Australia – ha rincarato la ministra degli Esteri – continuerà a difendere gli interessi di Yang».
A Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha replicato che il processo è avvenuto «nel rigoroso rispetto della legge» e nella «piena garanzia dei diritti processuali dell'imputato», fino alla tutela consolare e legale.
Da quando è entrato in carica a maggio 2022, il premier australiano Anthony Albanese ha lavorato per ricucire i legami bilaterali, scesi ai minimi con il governo del suo predecessore Scott Morrison.
Oltre alla ripresa dei commerci, ad ottobre del 2023 è stata liberata la giornalista australiana Cheng Lei, espulsa dopo aver scontato 35 mesi di carcere: «Aveva fornito illegalmente segreti di stato all'estero», secondo la sentenza di condanna.