Difesa La Cina vuole «prepararsi a una guerra in qualsiasi momento»

SDA

19.10.2022 - 22:03

La Cina deve "rimanere altamente vigile e prepararsi alla guerra in ogni momento". Il monito è arrivato dal ministro della Difesa, Wei Fenghe, al congresso del Partito comunista, nella giornata dei lavori incentrata sulle discussioni dei militari.
La Cina deve "rimanere altamente vigile e prepararsi alla guerra in ogni momento". Il monito è arrivato dal ministro della Difesa, Wei Fenghe, al congresso del Partito comunista, nella giornata dei lavori incentrata sulle discussioni dei militari.
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La Cina deve «rimanere altamente vigile e prepararsi alla guerra in ogni momento». Il monito è arrivato dal ministro della Difesa, Wei Fenghe, al congresso del Partito comunista, nella giornata dei lavori incentrata sulle discussioni dei militari.

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E se il termine «sicurezza» era stato il più citato, quasi 100 volte, dal presidente Xi Jinping nel discorso di apertura di domenica, oggi Wei ha parlato di una «complessa e grave situazione della sicurezza nazionale».

Una chiamata, quella fatta dal ministro e ripresa dal China Military Online, per accelerare il rafforzamento militare e strategico perché la Cina deve attuare con decisione «il dispiegamento strategico effettuato al XX Congresso nazionale del Pcc, migliorare la capacità delle forze armate di vincere, rimanere altamente vigile e prepararsi alla guerra in ogni momento».

Tutto questo di fronte a un contesto geopolitico che presenta molte più incertezze che in passato, tra le tensioni con gli Stati Uniti, la guerra Ucraina-Russia e il dossier Taiwan, su cui lo stesso Xi ha riaffermato domenica la sua piena determinazione alla riunificazione dell'isola alla Cina, sottolineando che Pechino «non accetterebbe sicuramente di rinunciare all'uso della forza contro indipendentisti di Taiwan e forze esterne», tra cui gli Usa.

Taiwan preparata a qualsiasi invasione

Da Taipei, il ministro della Difesa, Chiu Kuo-cheng, ha fatto sapere che la Repubblica di Cina è «del tutto preparata» per qualsiasi invasione dell'Esercito popolare di liberazione, sia che Pechino decida di anticipare sia di ritardare una presunta linea temporale per farlo.

Chiu ha commentato, in quanto non ancora rese pubbliche, non le parole di Wei, ma i giudizi espressi lunedì ad un evento alla Stanford University dal segretario di Stato americano Antony Blinken per il quale Pechino punta ad annettere Taiwan in una «linea temporale molto più rapida» delle attese, senza fornire ulteriori dettagli. «L'esercito sa cosa dovrà fare, se nel prossimo minuto oppure nella prossima ora, mentre si prepara alla guerra. Non sarà inerte», ha scandito Chiu.

Del resto, il vicedirettore della Central Intelligence Agency, David Cohen aveva riferito a settembre che Xi – che si appresta a ricevere un inedito terzo mandato alla guida del Pcc – aveva ordinato alle forze armate cinesi di avere la capacità di prendere il controllo di Taiwan con la forza entro il 2027, anno del centenario della fondazione dell'Esercito popolare di liberazione. Non sarebbe un caso, allora, che l'amministrazione americana di Joe Biden abbia iniziato «a sondare alleati e partner sulla fornitura di assistenza alla sicurezza di Taiwan» tra armi e componenti, ha scritto il quotidiano nipponico Nikkei. Mentre si rincorrono le voci sullo spostamento di materiale bellico Usa da Okinawa e Guam verso Taipei.

Nessun uso preventivo del nucleare

A New York, intanto, la Cina ha riaffermato la politica di «non utilizzo per prima» delle armi nucleari. Parlando all'Onu a una sessione sulla non proliferazione, l'ambasciatore per gli affari del disarmo, Li Song, ha sottolineato la «solenne» volontà del suo Paese a non usare preventivamente le armi nucleari «in nessun momento e in alcuna circostanza».

Una posizione di rilievo, considerando sia il cambio strategico adottato a settembre dal leader nordcoreano Kim Jong-un a favore dell'uso preventivo dell'atomica e sia delle minacce nucleari di Mosca nella guerra contro l'Ucraina.