Medio Oriente La Corte d'Israele obbliga alla leva i giovani ortodossi. Forte crepa nel governo di Netanyahu

SDA

25.6.2024 - 20:56

Immagine d'illustrazione
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Anche i giovani ortodossi in Israele saranno obbligati a fare il militare, senza più esenzioni e da subito. La Corte Suprema ha sancito un principio storico nella realtà di un Paese dove il servizio militare è da sempre obbligatorio per uomini e donne, eccetto che per gli ortodossi e ha rimosso una disparità avversata da gran parte della popolazione.

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Al tempo stesso ha aperto una forte crepa nel governo di Benyamin Netanyahu, vista la presenza nella coalizione di maggioranza di 2 partiti religiosi – Shas e Torah Unita – depositari insieme di 18 seggi su 64 dell'esecutivo del premier.

Subito dopo la sentenza, la procuratrice generale dello stato Gali Baharav Miara ha chiesto che il Ministero della difesa disponga immediatamente l'arruolamento di 3mila giovani ortodossi, su una platea stimata di circa 63 mila validi per la leva. E ha sollecitato che si prepari un piano di leva per aumentare gradualmente quel numero in base alle attuali esigenze dell'Idf.

La sentenza dei giudici – presa all'unanimità, inclusi i due più conservatori e religiosi dell'Assise – ha stabilito che non esiste più «alcun quadro giuridico che consenta al governo di concedere esenzioni totali dal servizio militare agli studenti ortodossi delle scuole religiose».

Per questo, non può continuare – come prevedono le regole stabilite dal governo nel 2023 – a dare istruzioni all'Idf e alla difesa di non provvedere a tali disposizioni. E non può proseguire, come avviene oggi in base alle norme attuali, a «fornire sostegno finanziario agli studenti delle scuole religiose che studiano» invece di prestare il servizio militare.

«In questi giorni, nel mezzo di una dura guerra – ha sottolineato la Corte – il peso della disparità è più acuto che mai e richiede la promozione di una soluzione sostenibile a questo problema».

A spingere la Corte sono stati due fattori

A spingere la Corte – secondo i commentatori – sono stati due fattori. Il primo è la scadenza della legge originale che consentiva le esenzioni e che il Likud vuole sostituire con un'altra che cambierebbe di quasi nulla e per questo fortemente contestata.

Il secondo fattore è ovviamente la guerra ad Hamas con l'esercito sotto pressione che ha portato ad un richiamo senza precedenti di circa 300 mila riservisti. Senza dimenticare, inoltre, il possibile scenario di un altro conflitto: quello alle porte con gli Hezbollah in Libano. Tutta l'opposizione a Netanyahu ha salutato come «storica» la decisione della Corte.

Il centrista Yair Lapid – riferendosi appunto alla legge presentata dal governo alla Knesset – ha detto che «i giorni degli accordi loschi sono finiti». Il Likud ha detto invece di puntare sulla sua legge per riformare la leva degli ortodossi ed ha criticato la Corte Suprema.

«Ogni giorno a Gaza 10 bambini perdono una o due gambe»

Al 263esimo giorno di guerra, Hamas ha denunciato che in un raid israeliano sul campo profughi di al Shati a Gaza City sono state uccise 13 persone. Dieci di queste – ha aggiunto – erano parenti di Ismail Haniyeh, leader della fazione, tra cui la sorella Zaher.

«Israele – ha fatto sapere Haniyeh – si illude se pensa che colpire i miei parenti possa cambiare la mia posizione». Nella situazione disastrata della Striscia, il capo dell'Unrwa Philippe Lazzarini, citando dati Unicef, ha detto che «ogni giorno a Gaza 10 bambini perdono in media una o due gambe».

I numeri – ha aggiunto – non includono quelli che hanno perso mani o braccia. Sul piano politico, il Consigliere nazionale israeliano Tzachi Hanegbi, rispondendo alle richieste pressanti degli Usa, ha rivelato che il piano di Israele per il «giorno dopo» Hamas comincerà ad essere attuato nel nord di Gaza nei prossimi giorni.

Non si ferma intanto lo scontro con gli Hezbollah in Libano che rischia di diventare una guerra totale. E gli Usa hanno avvertito i miliziani sciiti, alleati dell'Iran, di non essere in grado di fermare un attacco israeliano in Libano.