Guerra in UcrainaLa Russia dice addio al Consiglio d'Europa
SDA
15.3.2022 - 21:29
La Russia gioca d'anticipo e annuncia il suo ritiro dal Consiglio d'Europa prima di essere forzata ad andarsene. Un divorzio non consensuale dall'istituzione paneuropea più vecchia che però, quasi sicuramente, non eviterà a Mosca l'onta dell'espulsione. E comporterà anche l'addio alla Corte per i diritti umani.
Keystone-SDA
15.03.2022, 21:29
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Fonti dell'organizzazione sostengono che il Consiglio d'Europa continuerà comunque a portare avanti il processo per la cacciata della Russia da questo consesso.
«Questo Paese ha cercato d'anticipare una decisione che avremmo preso», spiegano le stesse fonti all'Ansa sottolineando la volontà di respingere le argomentazioni del Cremlino, secondo cui l'abbandono di Strasburgo è dovuto all'insensibilità dimostrata per i suoi argomenti.
Per tutto il giorno l'assemblea parlamentare del Consiglio ne ha discusso riscontrando una sostanziale unanimità di vedute sulla decisione di espellere Mosca a causa delle azioni della sua leadership e dell'aggressione militare contro l'Ucraina.
Domani toccherà al comitato dei ministri, che si riunirà in seduta straordinaria sotto la presidenza di turno dell'Italia, tirare le conseguenze del voto dell'assemblea parlamentare.
Russia? Un «cliente difficile»
Mosca è sempre stata, sin dal suo arrivo nell'organizzazione più antica d'Europa nel febbraio del 1996, quello che viene solitamente definito come «cliente difficile» che ha dato non pochi grattacapi e problemi. I primi si manifestarono addirittura prima dell'adesione.
Un processo sospeso nel 1995 a causa del conflitto in Cecenia. Poi arrivò l'attacco alla Georgia nel 2008 e quello contro l'Ucraina del 2014, quando l'assemblea decise di sanzionare i parlamentari russi, ma si trovò in un vicolo ceco perché il comitato dei ministri decise di non seguire l'indicazione.
Alla fine dopo un tira e molla infinito, i parlamentari russi furono riaccolti nella speranza che le cose potessero migliorare. Fino al 25 febbraio scorso, quando i russi sono stati sospesi dai principali organi dell'istituzione in risposta all'invasione dell'Ucraina.
A rimetterci di più però, come al solito, saranno i cittadini russi. In seguito all'uscita di Mosca dal Consiglio non potranno infatti più ricorrere alla Corte per i diritti umani di Strasburgo – il braccio giudiziario dell'organizzazione – per far valere i loro diritti contro i soprusi del Cremlino, come in passato avvenuto tante volte, dal caso Yukos a quello dell'oppositore Navalny.