RilascioLiberata l'attivista saudita per i diritti delle donne
SDA
10.2.2021 - 18:28
Dopo mille giorni in prigione, Loujain al-Hathloul è libera. Attivista per i diritti umani, 31 anni, Loujain è divenuta nota in tutto il mondo per aver fatto campagna a favore del diritto delle donne del suo Paese, l'Arabia Saudita, a guidare l'automobile.
Arrestata nel maggio del 2018, pochi mesi prima di vedere quel diritto finalmente riconosciuto, da oggi "Loujain è a casa!!!", ha annunciato su Twitter con gioia sua sorella Lina, precisando che dietro le sbarre Loujain ha trascorso ben 1'001 giorni e pubblicando anche una sua foto.
Loujain al-Hathloul era stata condannata lo scorso dicembre da un Tribunale penale istituito per processare casi di terrorismo a cinque anni e otto mesi di prigione, dopo essere stata accusata, secondo quanto riferirono allora fonti saudite, di "incitamento a cambiare il regime di governo del Regno e aver cooperato con individui ed entità per portare avanti un'agenda straniera".
La sentenza sollevò un'ondata di indignazione e critiche in tutto il mondo, mitigata poi dalla notizia che parte della condanna - due anni e dieci mesi - era stata sospesa. Una concessione però legata ad un impegno di al-Hathloul a "non commettere altri crimini per altri tre anni", come riferì ancora sua sorella Lina.
Questa riduzione, unita al tempo già trascorso in carcere, ha portato oggi alla sua liberazione, anche se con l'obbligo di rimanere in Arabia Saudita per i prossimi cinque anni, secondo quanto ha fatto sapere la sua famiglia.
Pressione internazionale sulle autorità saudite
La vicenda di Loujain al-Hathloul ha contribuito sin dall'inizio ad aumentare la pressione internazionale sulle autorità saudite, già accusate a più riprese di disprezzo dei diritti umani, in particolare dopo l'atroce assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, in cui è stato implicato perfino il leader di fatto del Regno, il principe ereditario Mohammed Bin Salman.
La sua liberazione potrebbe ora allentare la tensione su Riad, in particolare con Washington e con la nuova amministrazione del presidente Joe Biden, che ha già mostrato di voler condurre una politica sul rispetto dei diritti umani ben più severa rispetto a quella del suo predecessore Donald Trump.