Contro ogni pronostico, alle elezioni presidenziali nelle Maldive il candidato democratico ha ottenuto un'inequivocabile vittoria sul presidente autoritario, che dopo diverse ore di suspense ha ammesso la sconfitta.
Negli ultimi giorni c'era anche chi temeva scontri e violenze. Soprattutto considerato che il presidente ormai uscente, Yameen Abdul Gayoom, da quando è stato eletto nel 2013 ha praticamente stroncato ogni forma di dissenso, mandando in prigione giudici della Corte suprema, nonché numerosi esponenti politici suoi rivali, tra cui un suo fratellastro che è stato il primo presidente delle Maldive democraticamente eletto.
Lo stesso vincitore, Ibrahim Mohamed Solih, di 56 anni, è divenuto il candidato ufficiale del Partito democratico maldiviano dopo che i leader dello stesso partito sono stati imprigionati o mandati in esilio dal governo di Yameen.
Solih, che ha fatto una campagna elettorale serrata, porta a porta tra i 400 mila abitanti dell'arcipelago, promettendo ampie riforme democratiche, probabilmente è stato a sua volta sorpreso dalla sua stessa vittoria, che per primo ha però poi rivendicato. Non molto tempo dopo la Commissione elettorale ha confermato, dichiarando che Solih ha ottenuto oltre il 58% dei voti espressi da quasi il 90% degli aventi diritto. Yameen ha così gettato la spugna.
Sul piano internazionale, il cambio della guardia a Male viene ora guardato con grande interesse in particolare da Pechino e da New Delhi. Yameen godeva del sostegno della Cina, che negli ultimi anni ha investito circa due miliardi di dollari nelle infrastrutture delle Maldive considerandole, in competizione con l'India, uno snodo strategico per le rotte commerciali da e per l'Oriente. Solih, invece, è considerato più vicino all'India e all'Occidente. Forse per questo, il governo indiano si è affrettato a congratularsi con lui, e anche gli Stati Uniti.
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