Medio Oriente Forze filoiraniane attaccano le basi americane in Siria

SDA

28.10.2024 - 21:50

In Siria si torna a combattere.
In Siria si torna a combattere.
Keystone

Alla vigilia delle elezioni presidenziali americane, gli Stati Uniti tornano al centro dell'equazione mediorientale, chiamati in causa direttamente dalle forze filoiraniane che nelle ultime ore hanno lanciato attacchi contro basi Usa nella Siria sud-orientale.

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Se lo scontro diretto e su ampia scala tra Israele e Iran appare rimandato, torna infatti a salire in Siria la tensione tra Repubblica Islamica e Stati Uniti, che da anni occupano regioni siriane ricche di risorse energetiche vicine ai confini tra Iraq e Giordania.

Subito dopo gli attacchi missilistici israeliani contro obiettivi in Iran, forze irachene vicine a Teheran hanno preso di mira con droni e colpi di artiglieria alcune basi e postazioni militari statunitensi nella Siria sud-orientale, a due passi dalle frontiere con la Giordania, alleato di Israele e di Washington, e con l'Iraq, paese di cui proprio gli Usa e l'Iran si spartiscono da anni l'influenza politica.

Attacchi mirarti

Come riporta l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, nella notte tra domenica e lunedì forze filo-iraniane appostate nella regione siriana di Dayr az Zor hanno sparato colpi di artiglieria contro la base Usa di Conoco, così chiamata dal nome di un vicino impianto energetico del governo siriano ma da più di 12 anni controllato dalle forze curde cooptate dagli Stati Uniti.

Nelle stesse ore, un drone sparato dalle forze filo iraniane in Siria ha sorvolato la Torre 22, un avamposto americano in Giordania, a pochi passi dalla porosa frontiera con la Siria e che fa parte del complesso militare di Tanf, uno delle piazzeforti Usa più importanti nella profondità territoriale del Medio Oriente.

La base di Tanf serve da tempo, tra l'altro, come stazione di monitoraggio del traffico aereo a difesa e sostegno di Israele. Da qui, le forze Usa tentano di intercettare droni sparati regolarmente contro lo Stato ebraico e diretti verso il porto di Haifa e le Alture del Golan. Sempre da qui, i militari americani hanno offerto sostegno logistico agli israeliani per il loro recente attacco missilistico all'Iran.

Tensioni e negoziati tra USA e Iran

La Torre 22, inoltre, era stata già presa di mira, per la prima volta, lo scorso gennaio, quando forze filo-iraniane avevano colpito l'avamposto uccidendo tre soldati statunitensi.

La Giordania, imbarazzata dall'incidente avvenuto sul proprio territorio, aveva negato che fosse stata colpita la struttura. Ma fonti Usa avevano alla fine confermato l'attacco.

Questo episodio aveva di fatto accelerato l'avvio di un negoziato tattico tra Usa e Iran coronato, a metà febbraio, con una tregua degli allora sempre più frequenti scambi di fuoco tra gruppi armati filo-iraniani ed esercito americano e con un ammorbidimento della politica di Washington nei confronti della Repubblica islamica.

Ritorno della violenza

Dopo l'escalation di Israele contro Hezbollah in Libano e dopo i sempre più frequenti botta e risposta tra Stato ebraico e Iran, secondo gli analisti era inevitabile che il teatro siriano tornasse a riscaldarsi.

Dopo l'attacco alla Torre 22, boati di esplosioni sono stati uditi anche nei pressi della base Usa di al Omar, da circa un decennio sorta a protezione del principale sito petrolifero siriano, anch'esso - come altri nella Siria orientale - requisito dalle truppe statunitensi nel nome della 'guerra al terrorismo' combattuta con gli ascari curdi del Pkk.