Minaccia inverno nucleare «Nessun presidente statunitense rischierà una guerra atomica per salvare l'Europa»

hm, ats

11.1.2024 - 19:00

Oskar Lafontaine è una figura importante della politica tedesca.
Oskar Lafontaine è una figura importante della politica tedesca.
Keystone

Nessun presidente degli Stati Uniti sarà mai disposto a rischiare una guerra nucleare con la Russia per salvare l'Europa: lo sostiene Oskar Lafontaine, ex ministro delle finanze tedesco ed ex presidente del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) e di Die Linke.

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Che a chi auspica una bomba atomica europea risponde che, al contrario, sono Washington e Mosca che devono impegnarsi sulla via del disarmo.

Da quando gli Stati Uniti e l'URSS dispongono di armi nucleari, i paesi dell'Europa occidentale hanno discusso sulla necessità di dotarsi anch'essi di testate atomiche per evitare di essere vulnerabili al ricatto nucleare, ricorda l'80enne in un contributo pubblicato oggi dal settimanale svizzero Weltwoche.

La Gran Bretagna ha fatto esplodere la sua prima bomba atomica nel 1952 e, con il supporto tecnologico degli Stati Uniti, ha costruito una forza nucleare. La Francia ha seguito nel 1960 e, su impulso di Charles de Gaulle, ha sviluppato una capacità atomica indipendente basata sulla tecnologia francese. Gli altri paesi dell'Europa occidentale si sono per contro affidati all'ombrello nucleare fornito dagli Stati Uniti.

Si è discusso più volte se questo scudo protettivo fosse davvero affidabile, osserva Lafontaine. Il dibattito si è riacceso quando l'allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva dichiarato che la Nato era obsoleta; anche il presidente francese Emmanuel Macron aveva parlato di un Patto atlantico cerebralmente morto.

Ma dopo che nel 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato di usare le armi nucleari la questione si è riproposta. Se la Russia dovesse bombardare Berlino o Varsavia – si chiede il politico con laurea in fisica conseguita all'università di Bonn – gli Usa rischierebbero New York, Washington o San Francisco per un contrattacco nucleare?

«Per trovare una risposta aggiornata gli europei devono abbandonare le bugie della loro vita e rendersi conto che nessun presidente degli Stati Uniti sarebbe disposto a rischiare la distruzione del proprio paese per salvare l'Europa», sostiene il candidato alla cancelleria tedesca nel 1990 (contro l'uscente Helmut Kohl, che vinse).

«Le truppe americane non sono in Europa per proteggerci, ma per far valere gli interessi imperiali degli Usa», insiste il figlio di una segretaria e di un panettiere con natali nel Saarland. «Per rimanere l'unica potenza mondiale, gli Stati Uniti stanno circondando la Russia e la Cina con installazioni militari e basi missilistiche.

Basta dare un'occhiata alla mappa del mondo e alla distribuzione delle installazioni militari statunitensi nel globo per rendersene conto immediatamente: ma i politici occidentali e i loro compagni giornalisti continuano a fingere che le truppe russe siano in Canada o quelle cinesi in Messico».

Come il presidente francese Charles de Gaulle, anche il primo cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, Konrad Adenauer, sospettava che non si potesse necessariamente fare affidamento sull'ombrello nucleare statunitense, prosegue Lafontaine.

Voleva un'arma nucleare propria e trovava intollerabile che solo le due superpotenze, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, disponessero di armi atomiche e avessero così nelle loro mani il destino di tutti i popoli del mondo. Il presidente americano Dwight Eisenhower mostrò comprensione per questa posizione del primo cancelliere della Germania Ovest e prese addirittura in considerazione l'idea di fornire a Bonn le informazioni pertinenti: i tedeschi occidentali avrebbero così potuto sviluppare le proprie capacità nucleari.

Il suo successore, John. F. Kennedy, non si rivelò per contro entusiasta dell'idea. Per evitare una guerra nucleare voleva che il numero delle potenze che avevano la bomba rimanesse ridotto.

L'idea di armi nucleari europee è tornata di recente di stretta attualità. Il politico della CDU Wolfgang Schäuble, recentemente scomparso, ne ha sostenuto la necessità nell'ottobre del 2022, dopo la minaccia di Putin, ricordando il vecchio adagio romano «se vuoi la pace, prepara la guerra».

Un anno dopo, nel dicembre 2023, l'ex ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer (Verdi) ha ripreso la discussione: «L'UE ha bisogno di un propria deterrenza nucleare». E per giustificare tale approccio, ha aggiunto: «Cosa succederà se Donald Trump verrà rieletto? Anche l'Europa deve porsi seriamente questa domanda in vista di tale scenario».

Secondo Lafontaine anche in questo caso si conferma la profezia del politico e diplomatico statunitense George Kennan (1904-2005), che prevedeva una rinascita del nazionalismo e del militarismo a seguito dell'espansione della Nato verso est. Per l'ex ministro delle finanze tedesco bisogna quindi cambiare approccio. «Oggi è in gioco la sopravvivenza dell'umanità», afferma.

«La situazione sta diventando sempre più instabile a causa della cancellazione dei trattati di disarmo e dell'installazione di missili con tempi di volo sempre più brevi. Anche un guasto tecnico può ora scatenare una guerra nucleare. Invece di ulteriori armamenti, sono necessari diplomazia, distensione e disarmo. Non è stata la politica di pace a essere sbagliata, ma l'avanzata delle installazioni militari e dei missili americani verso il confine russo», si dice convinto l'ex sindaco di Saarbrücken.

Oggi la soluzione deve passare per una politica di smobilitazione delle delle truppe e delle strutture militari, che ha avuto tanto successo in passato, argomenta Lafontaine. «Non c'è altra strada se non vogliamo continuare a giocare con il fuoco».

La richiesta di una forza nucleare europea è in linea con la logica militare e con il pensiero imperiale che attualmente prevale, ma l'Europa era già andata oltre in passato. «È ora di ricordare che un inverno nucleare sarebbe una catastrofe climatica di proporzioni inimmaginabili», conclude l'ex politico ritiratosi nel 2010.