Israele - USANetanyahu incontra Biden per definire l'accordo sugli ostaggi
SDA
25.7.2024 - 20:49
All'indomani del suo controverso discorso al Congresso americano, tra decine di defezioni dem e proteste pro Gaza in parte degenerate in violenza e vandalismo, Benjamin Netanyah è sbarcato alla Casa Bianca per vedere Joe Biden e poi, in un incontro separato, la vicepresidente ed ora candidata presidenziale in pectore Kamala Harris. I due leader hanno incontrato anche le famiglie degli ostaggi americani di Hamas.
25.07.2024, 20:49
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«Voglio ringraziarti per i 50 anni di servizio pubblico e i 50 anni di sostegno allo Stato di Israele, non vedo l'ora di discutere con te oggi e di lavorare con te nei mesi a venire», ha esordito Netanyahu nel faccia a faccia nello Studio Ovale.
Il focus principale è chiudere gli ultimi gap sull'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Sullo sfondo anche il futuro della Striscia. Un accordo «alla fase finale», con ostacoli superabili ma che richiederanno altri incontri la prossima settimana, ha spiegato un alto dirigente dell'amministrazione, anche se non è la prima volta che un'intesa sfuma all'ultimo momento.
Il commander in chief ha ribadito che, dopo il ritiro dalla corsa elettorale, una delle sue priorità negli ultimi sei mesi di mandato è la pace a Gaza e sembra deciso ad ottenerla per coronare la sua presidenza.
A parte una temporanea sospensione di una fornitura d'armi, Biden finora ha sempre mantenuto il suo sostegno a Israele, pur nella crescente frustrazione per le sue critiche e i suoi moniti impotenti a «Bibi» per il pesante bilancio di vittime civili nella Striscia.
Il tempo stringe
Ora però il tempo stringe. Ad aiutarlo potrebbe essere anche Kamala, l'esponente dell'amministrazione più dura contro Netanyahu e che in privato, forte del suo nuovo status di candidata che potrebbe vincere le elezioni, potrebbe alzare i toni pur senza scostarsi per ora dalla linea del presidente.
Mercoledì ha già lanciato un segnale rifiutandosi di presiedere il Congresso a camere riunite per il discorso del leader israeliano, forse anche nel tentativo di recuperare la frangia della protesta dem (compresi stati cruciali come il Minnesota, dove vari delegati «non impegnati» le chiedono una svolta in cambio del loro sostegno).
Fino a poco tempo fa, Netanyahu aveva scommesso su una rielezione di Trump, umiliando ripetutamente Biden. Ora la partita si è riaperta, con Harris candidata e un crescente numero di parlamentari dem a lui ostili.
Lo stesso tycoon gli ha mandato un messaggio alla vigilia della sua visita a Mar-a-Lago, sollecitandolo a «concludere» la guerra a Gaza perché l'immagine di Israele nel mondo si sta offuscando. «Bisogna finirla rapidamente. Non deve durare oltre, è troppo lunga», ha avvisato.
Una «vittoria totale» su Hamas
Un accordo per il cessate il fuoco, a breve o permanente, sembra confliggere con i toni del discorso di Bibi al Congresso, che ha promesso una «vittoria totale» sino all'annientamento definitivo di Hamas. Ma Israele appare sempre più isolata e anche vulnerabile agli attacchi delle milizie filo iraniane, da Hezbollah agli Houthi.
Intanto Washington fa i conti con la violenza e i vandalismi in cui è degenerata la protesta anti Bibi vicino a Union Station, con bandiere americane bruciate o sostituite da quella palestinese, oltre a monumenti imbrattati con scritte come Hamas is coming.
«Identificarsi con organizzazioni terroristiche malvagie come Hamas, bruciare la bandiera americana o rimuovere con la forza la bandiera americana e sostituirla con un'altra è vergognoso», ha condannato la Casa Bianca.
Anche Harris ha voluto dire la sua, riconoscendo il diritto a manifestare pacificamente ma definendo abominevoli» i «graffiti e la retorica pro-Hamas» e condannando l'incendio della bandiera americana, «simbolo dei nostri più alti ideali come nazione e che rappresenta la promessa dell'America».