Guerra in Medio Oriente Onu: «A Gaza almeno 17.000 bambini soli o separati dalle famiglie»

SDA

2.2.2024 - 17:08

Bimbi palestinesi rifugiati a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Bimbi palestinesi rifugiati a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Keystone

Almeno 17.000 bambini sono «non accompagnati o separati» dalle loro famiglie nella Striscia di Gaza, dove la popolazione è concentrata a Rafah, nel sud, diventata una vera «fabbrica di disperazione». Lo afferma l'Onu.

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«Almeno 17.000 bambini (...). Questo equivale a circa 1% del totale della popolazione sfollata (1,7 milioni di persone)», ha detto il portavoce dell'Unicef per i territori palestinesi, Jonathan Crickx, intervenendo da remoto da Gerusalemme a una conferenza stampa a Ginevra.

Crickx ha spiegato che è «estremamente difficile» identificare i bambini, perché spesso «non riescono neanche a dire il loro nome» quando arrivano negli ospedali «feriti o in stato di shock». Nei conflitti, ha proseguito, i bambini che si ritrovano separati dai loro genitori spesso sono presi in carica da altri parenti. Ma attualmente a Gaza, dove la popolazione manca di cibo, acqua e rifugi, «anche queste famiglie allargate hanno difficoltà a rispondere ai bisogni dei loro stessi figli», ha spiegato Crickx.

Problemi di salute mentale

Secondo l'Unicef, più di un milione di bambini nella Striscia di Gaza, «quasi la totalità», ha problemi di salute mentale e ha bisogno di un sostegno psicologico. «Presentano sintomi come livelli d'ansia molti elevati, perdita dell'appetito, non riescono a dormire e hanno attacchi di panico ogni volta che sentono i bombardamenti», ha raccontato il portavoce dell'Unicef.

L'Onu sottolinea che più di 1,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, ovvero più della metà, sono attualmente sfollati a Rafah, nel sud, bloccati lungo il confine chiuso con l'Egitto in pieno inverno, minacciati da carestia ed epidemie. «La maggioranza vive in rifugi di fortuna, in tende o all'aperto. Rafah è una fabbrica di disperazione e temiamo per quello che succederà in futuro», ha detto il portavoce dell'Ocha, l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, Jens Laerke, durante la conferenza stampa a Ginevra.