FranciaPaura a Parigi, un oppositore iraniano minaccia il consolato
SDA
19.4.2024 - 20:23
Paura a Parigi, dove un francese di origini iraniane, conosciuto per la sua opposizione al regime degli ayatollah ha minacciato il consolato dell'Iran entrando ed affermando di avere con sé degli esplosivi.
Keystone-SDA
19.04.2024, 20:23
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L'uomo, che è stato successivamente bloccato dalle teste di cuoio francesi e posto in stato di fermo, aveva già provocato un incendio nello stesso consolato nel 2023 ed era stato condannato. Gli esplosivi che proclamava di avere con sé, in realtà non c'erano.
Ecco cosa è successo
L'azione – che ha provocato l'isolamento di una vasta zona dell'elegante XVI arrondissement di Parigi, dove si trovano gran parte delle sedi diplomatiche – è cominciata nella tarda mattinata.
Un testimone ha visto entrare l'uomo – che si è accertato avere 61 anni – mentre entrava in consolato con un giubbetto che poteva sembrare imbottito di esplosivo e con quella che si temeva fosse una bomba a mano.
In realtà, erano tre finte bombe a mano, armi giocattolo, infilate nei tasconi del gilet. Non c'erano esplosivi né sull'uomo, né nei locali del consolato, e neppure nell'auto con la quale l'iraniano si era recato sul posto.
Dopo aver gridato minacce contro i presenti, l'uomo, nato nel 1963 in Iran e fuggito alla caduta dello Scià, ha perso il controllo dei nervi. In breve è stato immobilizzato e portato in commissariato.
Alle spalle aveva già una condanna
È emerso immediatamente che il 9 settembre aveva appiccato il fuoco ad alcuni pneumatici davanti all'inferriata che circonda il consolato iraniano e per questo era stato condannato per direttissima a 8 mesi di carcere e divieto di aggirarsi ancora nei dintorni della sede diplomatica.
Lui aveva presentato appello alla sentenza ed era convocato per lunedì prossimo in tribunale.
Arrivato nel 1979 a Parigi, descritto come un sostenitore dello Scià, si era iscritto subito ad un'università francese. Era diventato ostotista e protesista, professione che esercita ancora.
Voleva «vendicare il fratello»
Ed è – secondo la testimonianza a BFM TV di Mona Jafarian, franco-iraniana presidente dell'associazione vicina ai dissidenti iraniani, Femme Azadi – «molto fragile psicologicamente». La donna – che lo incontra periodicamente in occasione di manifestazioni contro il regime di Teheran – lo descrive come una persona «con l'aria disperata».
«Diceva spesso cose incoerenti – continua – ma soffriva anche, e molto, perché aveva avuto delle vittime tra i familiari, vittime assassinate dal regime, e si capiva chiaramente che si stava smarrendo. Era molto impressionato, negli ultimi giorni, dalle immagini che giungevano dall'Iran».
Fra le minacce gridate ai presenti nel consolato, mentre disponeva in terra alcune bandiere, quella – ripetuta – di voler «vendicare il fratello», ha detto un testimone.